CASSE IN ROSSO

Salerno, “Salva Comuni”: più tasse senza vendite

Ok dalla giunta alla bozza del piano di rientro: «L’aliquota Irpef verrà aumentata se non ci saranno alienazioni dei beni»

SALERNO - Il tavolo istituito al Ministero dell’Interno con i tecnici della presidenza del Consiglio e del Ministero di Economia e Finanza si è concluso con la definizione di una bozza in cui sono contenute tutte le misure che l’assessore al Bilancio, Paola Adinolfi, è pronta a dispiegare per far ritornare in equilibrio i conti di Palazzo di Città. Il confronto, in punta di tecnicismi, interpretazioni normative e stime economiche rispetto l’andamento economico generale, ha prodotto un piano di rientro dal disavanzo di 169 milioni di euro che avuto il via libera della Giunta. Ma che, adesso, dovrà superare lo scoglio - non semplice - del voto del Consiglio comunale. Perché, almeno per ora, il piano di riequilibrio nell’ambito del decreto Salva Comuni contrattato dall’amministrazione cittadina non prevede anche i trasferimenti di risorse che potrebbero arrivare se fosse votato l’emendamento presentato dall’Anci. Fino ad allora quindi, il piano - nonostante ci sia uno sforzo imponente nell’ambito del recupero dell’evasione, della razionalizzazione di spese e sprechi - contiene comunque già un incremento di alcune tasse che potrebbero essere ritoccate ulteriormente verso l’alto in caso di flop di alcune delle misure attuate.

Più tasse senza alienazioni. È il caso, ad esempio del piano per le alienazioni del patrimonio immobiliare per cui, come si legge nella bozza finale, il Comune «si impegna a prevedere ulteriori aumenti dell’addizionale comunale Irpef qualora le risorse derivanti dalle alienazioni patrimoniali e dalle altre misure inserite nel cronoprogramma non dovessero realizzarsi nelle quantificazioni previste». L'impatto «della ricognizione del patrimonio, l’incremento dei canoni di concessione e di locazione e ulteriori utilizzi produttivi da realizzarsi attraverso appositi piani di valorizzazione e alienazione» è stato stimato in circa 9 milioni nel secondo semestre del 2023 e di 12 milioni negli ultimi sei mesi del 2024. Ma c’è un grande punto interrogativo su questo provvedimento: finora, infatti, le due aste di beni di proprietà del Comune di Salerno effettuate negli ultimi mesi, infatti, sono andate deserte. E, dunque, non c’è stato al momento alcun recupero per far “respirare” le casse di Palazzo Guerra.

La leva fiscale. Il punto delle alienazioni - o di una differente messa a profitto del patrimonio immobiliare comunale - sarà decisiva ma ci sono altre frecce da utilizzare per rimettere in sesto i conti di Palazzo di Città. E, tra queste, quella fiscale incide in maniera diretta sulle tasche dei salernitani. Il piano, infatti, contiene già l’incremento dell’addizionale comunale Irpef dello 0,9% nel 2023; dell’1,1% dal 2024 al 2025 e dello 0,9% nel 2026. In questo caso si prevede un gettito di 1,6 milioni di euro già a partire dal secondo semestre del prossimo anno. Sarà istituita anche l’addizionale comunale sui diritti di imbarco portuale e aeroportuale per ciascun passeggero (una “tassa” da 1,50 euro) con una previsione di entrate di 750mila euro. Dall’aumento delle tariffe dei passi carrabili dovrebbero arrivare 140mila euro, da quello delle tariffe a domanda individuale 100mila euro di introiti dal trasporto scolastico e 300 mila euro dalle mense scolastiche mentre dall’aumento delle aliquote e dalla riduzione delle agevolazioni Imu il Comune dovrebbe incassare 1 milione e 500mila euro. Tutte somme che, se realmente incassate così come stimato dagli uffici, andrebbero a limare il passivo e non saranno reimpiegate.

Comunicare i servizi. Nel piano sono compresi anche una serie di interventi di riorganizzazione delle società partecipate, di razionalizzazione dell'utilizzo degli spazi occupati dagli uffici pubblici (evitando sovrapposizioni o accorpando gruppi di lavoro) e di pianificazione del risparmio dei consumi all’interno dei vari uffici. Sul fronte del recupero dell’evasione, l’attività avviata già negli scorsi mesi ha portato, finora al recupero di oltre 7 milioni di euro. In prospettiva, per potenziare il servizio, si prevede «lo sviluppo dell’informatizzazione delle entrate tributarie, patrimoniali e dei servizi gestiti direttamente dall’Ente, nonché l’unificazione delle banche dati (attualizzazione e bonifica anagrafiche con eliminazione di ridondanze e ripetizioni) e la cooperazione con altri soggetti (Cciaa, Enel, Inps, Registro, Guardia di Finanza, Agenzia delle Entrate)». Al di là dei numeri, nel piano l’amministrazione si impegna anche «a incrementare la quantità e la qualità della diffusione su tutto il territorio comunale dei servizi erogati alla cittadinanza », per cui dovrà anche essere «predisposta un’apposita relazione annuale». Insomma, se si chiedono sacrifici (anche importanti) ai cittadini, almeno che sappiano anche quali sono i servizi per cui stanno pagando “caro” il debito del Comune.

Eleonora Tedesco