LA PROTESTA

Salerno, rifiuti “bruciati” al porto: barricate contro i camion

Riecco i 213 container dalla Tunisia: ci sono resti di un rogo

SALERNO - Dalle fiamme di Moureddine alle acque di Salerno: pure la spazzatura incenerita solca il Mediterraneo. «È stato aggiunto un container con il rifiuto combusto proveniente dall’impianto “Soreplast”»: così recita un inciso nella nota a firma della dirigente regionale Liliana Monaco, responsabile unica del procedimento di rimpatrio dei 213 container sbarcati sabato scorso dallo scalo tunisino di Sousse e approdati nel cuore della notte - sulla “Martine A” di “Arkas” battente bandiera turca- sulle banchine all’ombra del castello Arechi, inviata di domenica sera alla “Sra”, l’azienda di Polla che, tra la primavera e l’estate del 2020, spedì nel paese nord-africano (col via libera degli uffici regionali e, apparentemente, delle autorità tunisine) poco meno di 8mila tonnellate di rifiuti misti (codice “19.12.12”, scarti della lavorazione della differenziata).

Erano 282 container: a Sousse, vista mare, ne rimasero 212, mentre gli altri 70 - dicitur - furono portati nei capannoni dell’impianto (fantasma, a quel che avrebbero fatto sapere a Palazzo Santa Lucia dalla Repubblica tunisina attraverso il Consolato) della “Soreplast”, società importatrice del pattume della discordia (l’imprenditore che ne è a capo, ad oggi, è latitante), oggetto d’un violento incendio agli sgoccioli del 2021. Dalla “Sra” - che in qualità di parte in causa, alla stregua della Regione, d’una matassa di contenziosi, reclama vigorosamente di poter assistere, fin dalle 9 di stamattina, alle operazioni di sbarco dei container, di rimozione dei sigilli e di apertura e verifica del carico, col successivo campionamento - avevano chiesto lumi a Palazzo Santa Lucia sulla natura del 213esimo box, ché le ordinanze campane dei mesi scorsi imponevano all’azienda valdianese il rimpatrio di 212 cassoni.

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