Salerno prova a spingere per un ripensamento

Nella sede di via Manzo la decisione è arrivata come un fulmine a ciel sereno «Ci sono margini per ricucire ma adesso urge un confronto serio e costruttivo»

SALERNO. Nei corridoi della sede provinciale della Cgil di Salerno, in via Manzo, c’è poca voglia di parlare. Le dimissioni di Franco Tavella dall’incarico di segretario regionale del sindacato, sono state un fulmine a ciel sereno. In quei corridoi, in quelle stanze che lui stesso ha occupato nei sette anni alla guida della segreteria provinciale, dal 2005 al 2011 quando fu eletto per la prima volta alla guida della Cgil campana, nessuno si aspettava un gesto così definitivo. Che ci fossero delle divergenze con i vertici nazionali, a cominciare dalla segretaria Susanna Camusso, chi praticava quotidianamente quei corridoi lo sapeva benissimo. Ma che si potesse arrivare all’epilogo dell’altra sera, con quelle dimissioni “irrevocabili”, quello no, non se l’aspettava davvero nessuno. Ed è forse anche per questo motivo che sono davvero in pochi a voler parlare, commentare, discutere per capire. «È una situazione delicata» dicono in quei corridoi. La prima a non voler dire nulla è colei che è responsabile della federazione di Salerno raccogliendo l’eredità di Tavella, l’archeologa cavese Maria Di Serio. «Non commento – ha detto al telefono – c’è un percorso in atto e non posso aggiungere altro». Si affida invece ad una dichiarazione Anselmo Botte, componente della segreteria provinciale, ma soprattutto amico e compagno di lotte di Tavella dagli anni Ottanta. È lui stesso a ricordarlo. «Abbiamo iniziato insieme la militanza alla fine degli anni Ottanta a Salerno e condiviso numerose vertenze. Non è stato semplice – ha ricordato - ma abbiamo affrontato insieme le difficili battaglie dei migranti nella piana del Sele e gestito, evitando tensioni, lo sgombero del Ghetto di San Nicola Varco. Conosco quindi e condivido la sua gestione del sindacato, prima a Salerno e poi a Napoli. È stato doloroso – ha commentato - apprendere delle sue dimissioni che hanno un taglio squisitamente di gestione della linea sindacale in Campania e nel Mezzogiorno. Ma proprio queste motivazioni – ha auspicato - mi inducono a sperare che la frattura possa essere ricomposta e la Cgil possa ancora disporre di un grande dirigente sindacale». Tra le righe, in una lunga lettera aperta, anche il segretario provinciale della Funzione Pubblica, Angelo De Angelis, ha auspicato un ripensamento. «Ho appreso delle tue dimissioni – ha detto rivolgendosi a Tavella - con un dolore pari al rispetto che ho per la decisione che hai assunto, pur coltivando la speranza che siano, e presto si dimostrino, un’occasione per aprire un confronto e una discussione viva e costruttiva al termine della quale, con altrettanto senso di responsabilità, tu possa trovare le ragioni per farle rientrare e continuare il lavoro intrapreso con dedizione e vero valore morale in questi anni d’impegno in una regione in cui risulta difficile leggere perfino la stessa realtà che appare ben più complessa di quanto si riesca a immaginare». Rammaricato anche Luigi Adinolfi, segretario provinciale della Fillea Cgil, categoria in cui Tavella ha mosso i primi passi all’interno del sindacato. «Esprimo vicinanza e solidarietà personale e di tutta la categoria» ha detto. «A Franco – ha evidenziato - va riconosciuto il lavoro svolto in questi anni alla guida della segreteria regionale, perché è stato un percorso in salita. Che ci fossero problemi sul profilo economico – ha aggiunto riferendosi alle motivazioni che sarebbero alla base del dissenso con Roma – la situazione era complicata già prima che lui arrivasse lì. Aver dato le dimissioni significa avere rispetto del proprio ruolo, della Cgil e di tutti gli iscritti. È una decisione che gli fa onore e che non mi ha sorpreso». (m.a.c.)

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