IL COMMENTO

Salerno nel degrado ma con tributi esosi

Di iperboli e paragoni fantasiosi una città può anche morire. Ed è quanto sta accadendo a Salerno che sembra precipitata negli ultimi tempi in un declino inarrestabile. Così, mentre nel Palazzo si...

Di iperboli e paragoni fantasiosi una città può anche morire. Ed è quanto sta accadendo a Salerno che sembra precipitata negli ultimi tempi in un declino inarrestabile. Così, mentre nel Palazzo si discute di nomine, deleghe e incarichi, fioccano le segnalazioni di un non più tollerabile degrado che ormai non tocca solo le periferie ma anche il salotto buono della cosiddetta “city”. Una città è bella quando somiglia a se stessa e a nessuna altra; quando esprime caratteristiche proprie e non ha bisogno di scimmiottare altri luoghi.

Se invece viene paragonata di continuo ad altro – Barcellona, Edimburgo, Bilbao, Montecarlo, Nizza – finisce frustrata da tali inarrivabili esempi e col non essere più niente perché ha perso ogni memoria di se stessa.

Una crisi di identità quindi, una sorta di dissociazione amletica (essere o non essere Salerno) potrebbe stare all’origine del degrado progressivo e irrefrenabile, quel buco nero di sporcizia e incuria, il tappeto di rovi e rifiuti, blatte e sorci, in cui sembra essere sprofondata in questi ultimi tempi la cara “rima d’eterno”. È come se i cittadini un bel giorno si fossero guardati in faccia e si fossero detti: ma se non siamo a Edimburgo perché dobbiamo essere civili? Ed ecco mobilie di intere case, divani, reti, materassi, poltrone, accantonati agli angoli delle strade come i mostri di Lovecraft.

Così la cittadella scheletro dagli occhi vuoti, forse più che a Bilbao, rimanda a qualche periferia di Beirut come viene spontaneo il dubbio se sia proprio necessario riempire le campane di vetro quando si fa un palazzo a Rainone lì dove una volta c’era il mare.

Le isole ecologiche allora non stanno più a Fratte o all’Arechi ma sono diventate l’intera città con micro discariche dietro i palazzi, tappeti di erbacce che si insinuano nell’asfalto, ricettacoli per insetti; rigagnoli di acque putride che rigurgitano da chissà quali insondabili perdite visto che della task force insediata a suo tempo nulla più si è saputo. Oggi Salerno rischia sempre più di essere paragonata a una brutta città, a un “non luogo” senza identità, così abbandonata a se stessa che gli abitanti si sono abituati e adattati a considerare il disservizio la norma.

Al mattino si sente ancora lo sferragliare dei camion che ritirano l’immondizia ma è come se la pulizia fosse ormai limitata ai condomini che pagano la Tarsu e per tutto il resto ognuno si arrangia come può.

Gli unici interventi sono quelli di tipo repressivo, come lo street control per le auto in doppia fila che hanno il solo scopo di fare più soldi per poter poi pagare a peso d’oro cooperative e imprese di pulizia che tutto fanno tranne che tenere pulita la città.

Ma il controllo affidato unicamente alla repressione o alla ulteriore tassazione più o meno occulta, in una città dalle tariffe già altissime, serve a poco, se non si agisce sul rispetto generale delle regole la cui mancanza è a monte delle infrazioni.

Se non ci sono gli autobus, se gli uffici comunali sono disseminati nella città e irraggiungibili con i mezzi pubblici, se il numero verde per il ritiro dei rifiuti non risponde, se il voto prescinde dall’operato della giunta, non può che esserci il declino.

Qualcuno sostiene che è venuto meno il controllo ferreo dello “sceriffo”, che da quando è andato via “Lui”, la città è collassata su se stessa. Se così fosse vorrebbe dire che quel sistema non ha lasciato nulla se non una nave senza nocchiero in gran tempesta; solo che non siamo più ai tempi di Dante, oggi i cittadini si autodeterminano e sono in grado di capire se i servizi che ricevono in cambio di esosi tributi, siano o meno all’altezza di una città europea.

Se invece la città ha bisogno di un duce senza il quale crolla, allora forse l’incuria e il degrado sono inevitabili, visto che gli attuali inquilini “di seconda fila” del palazzo non sembrano in grado di garantire servizi migliori.

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