«Salerno mi asfissiava Oggi torno con gioia» 

Mimmo Amato, musicista ambulante, vive a Barcellona

Mentre si attraversano i vicoli del centro storico in queste serate di festa e di luminarie può capitare la fortuna di venire rapiti da un suono che sembra provenire da epoche lontane. Note che evocano mondi perduti dove, avvolti dalle melodie della lira e della cetra, si cantavano le gesta di eroi, miti e divinità. Quando si ha la fortuna di ascoltare questo suono, allora vuol dire che Mimmo Amato è arrivato, è al suo posto davanti al Museo virtuale della Scuola medica salernitana dove suona nei mesi natalizi per poi tornare in Spagna. Mimmo, modi garbati e occhi da cerbiatto, è un musicista, suona soprattutto per strada e vive a Barcellona. Ha 27 anni e a 20 è scappato via da Salerno, dove è nato e dove si sentiva soffocare dall’asfittica aria di provincia. Studiava psicologia, poi l’occasione della vita, quella che magari al momento non sai che ti segnerà per sempre la strada: un lavoro come cameriere a Formentera. E lì, nel cuore del divertimento estivo, Mimmo ha iniziato a esibirsi con la chitarra che suonava per passione da quando aveva solo 8 anni.
Tante esperienze e poi l’incontro con i maestri artigiani che, a Barcellona, fabbricano l’incredibile strumento che Mimmo suona durante le Luci d’artista, creato dalla svizzera Panart, a Berna. L’handpan è uno strumento idrofonico che viene elaborato a mano partendo da due gusci di metallo nitrurato e riesce a riprodurre un suono che rientra nella gamma delle percussioni etniche. Il guscio superiore presenta nove campi tonali, mentre quello inferiore funge da cassa di risonanza. Emette un suono quasi ancestrale e, infatti, è stato usato come strumento di accompagnamento e colonna sonora di alcune messe in scena tratte dalla tragedia greca. «In quel laboratorio artigianale mi si è aperto un mondo impensabile e imprevisto. Così, prima ancora di suonare l’handpan – ricorda Mimmo – ho imparato a costruirlo secondo una tecnica che si tramanda e che non può essere che artigianale perché frutto di meticolosa attenzione, precisione e dedizione. È una musica che crea una sorta di ponte tra te, l’arte e l’animo delle persone che sono attorno e che restituiscono la loro energia».
Con la sua musica, Mimmo ha conquistato tantissimi salernitani e turisti che si affollando durante tutte le sue esibizioni, spesso nelle giornate di sole anche sul lungomare cittadino. E, grazie a questo successo, è riuscito anche a incidere un suo Cd dal titolo Islhang (onda buona) che ha venduto 1500 copie in due anni e che, in questi giorni, stanno comprando e ascoltando a casa ancora in tanti, salernitani e turisti in visita nei giorni della settimana in occasione della manifestazione luminosa. «Non avrei mai immaginato che tornare a Salerno sarebbe stato per me così bello e che ne avrei avuto addirittura voglia», spiega il musicista. «Quando sono partito per la Spagna è stata come una sorta di liberazione. Volevo fuggire il più lontano possibile da questa città che sembrava non potermi offrire nulla e che non riusciva a stimolarmi in nessun modo. Il paradosso, invece, è che ora aspetto con gioia l’arrivo delle Luci d’artista per poter tornare». Perché la Salerno che, dal suo palcoscenico in strada coglie Mimmo è una città diversa, «elegante e più europea, pronta anche alle contaminazioni. Vedo contesti che, probabilmente sono ancora di nicchia, ma che hanno un respiro interessante e internazionale. Per certi aspetti mi ricorda proprio Barcellona, anche se la capitale della Catalogna ha sicuramente un’identità molto forte che Salerno ancora non ha. Eppure, da quando sono scappato via io, ormai sei anni fa, avverto la presenza di turisti, la voglia di fare arte e cultura. È come se questa città finalmente iniziasse ad aprirsi a reagire positivamente agli stimoli culturali e alle innovazioni che arrivano. E anche all’estero mi capita di sentirne parlare come mai mi era capitato i primi anni che ero fuori. Credo che la crescita possa essere ancora esponenziale. Per quanto mi riguarda, ora torno con grande piacere e rimango fino a quando posso. Ci sarò certamente anche l’anno prossimo. Sempre che il Comune mi confermi l’autorizzazione».
Eleonora Tedesco
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