IL COMMENTO

Salerno, le Luci d’artista e gli incubi d’autunno

Quand’è che scatta l’adesione alla campagna m’illumino di meno?

L’autunno si sente. Preludio d’inverno. Scirocco, aria salmastra, nubi basse. Ho visto i pinguini. Sono sobria. Eccoli lì, come piccoli becchini che hanno inghiottito le lampadine, avvitati ai frangiflutti fino a marzo, se non verrà uno squalo elettrico a divorarli. Mandato dalla Provvidenza manzoniana.

La vista dei pinguini ha indotto un riflesso pavloviano. Ho iniziato a sudare come fosse luglio e ho avuto il flashback di puzza di fritto, traffico incessante e delle telefonate esplorative di mia madre “uè affacciati, posso scendere o non c’è spazio per camminare?”.

La verità, vi prego sull’artista perché io l’artista lo vorrei vedere da vicino per capire se ci fa o c’è. Signor artista, ascolti, siamo un popolo bue. Non meritiamo le tue opere luminose, non le capiamo. Ecco, noi piccoli e mononeuronici stiamo alle tue opere come una gallina sta al cinema iraniano d’autore in lingua originale e coi sottotitoli in inglese. Riprenditi le luci, ti prego.

Artista, ti voglio parlare/ potresti riportare/ le luci, lontano dal mare”.

Peraltro, perseverare in tanto priapismo luminescente potrebbe pregiudicare l’attracco delle navi da crociera che sarebbero confuse dai pinguini luminosi, visto che la stazione marittima della buonanima di Zaha Hadid non ha tutte le lucette natalizie.

Proseguendo col carosello musicale se è vero che “Salomè una rondine non fa primavera” (cit. Scugnizza di Lombardo e Costa) un pinguino di sera fa del Natale l’atmosfera; che a noi salernitani piace.

Amiamo percepire il freddo, immaginare di stare a Merano (“Sapessi com’è strano /sudare a Mercatello/ e sentirsi a Merano”).

D’altronde noi siamo esponenti della cosiddetta Tendenza Pelliccia da Volpedo.

Non sapete cos’è? Avete presente il noto dipinto “il quarto stato” di Giuseppe Pellizza da Volpedo? Il salernitano tipo, si muove imperioso come il gruppo di operai in protesta, ma ricoperti di cincillá e visoni, pelliccetta ecologica e loden modello Enrico Cuccia, vivo.

Basta che la temperatura si assesti intorno ai 15/17 gradi perché i concittadini lanosi fendano le ventose strade sferzate dal phön.

Ecco perché alla fine, le lucine, i mercatini, gli operai che si arrampicano sui balconi per attaccarci le palle luminose ci piacciono pure.

Quest’anno, poi, ci sarà la ruota panoramica. Da Salifornia a Salondra è un attimo.

Ma noi che siamo cattivi pensiamo alla ruota degli esposti. Pochi ma ci sono.

Al solito gli esposti sono i cittadini lagnosi abbandonati, all’ oscuro di piani (a favore) del traffico (risate del pubblico). Ogni anno, si ripropone l’enigma di quanto costi questa fiera campionaria di lucette, se i negozi ci guadagnano, se i lavoratori, lavorano, se i commessi si premiano.

Quanti milioni di pizzette migliorano la nostra economia locale? Quanta monnezza in più si produce?

Personalmente, inizia la stagione in cui – contravvenendo al codice deontologico – gli avvocati ricevono i clienti in autogrill perché molti non riescono a raggiungere il centro della città.

Sottigliezze, quisquilie che non impediranno il disordine e il progresso.

Artista, se ci leggi, quand’è che aderisci alla campagna m’illumino di meno?

©RIPRODUZIONE RISERVATA