Salerno, la denuncia di un separato: "Non riesco a vedere i figli per la giustizia troppo lenta"

La madre dei due fratellini li ha portati in Calabria ed è stata denunciata, ma la causa civile è stata così lunga che i giudici negano un altro trasferimento: "Nove mesi per decidere se dovevano tornare, e ora mi dicono che è troppo tardi"

«Quello che più mi ha buttato giù è che dopo avermi fatto aspettare per nove mesi adesso il tribunale mi dice che magari avrei anche ragione, ma comunque è troppo tardi per mettere le cose a posto». Quella di Marco (lo chiameremo così per tutelare l’anonimato dei minori) è la vicenda di un padre separato che da un giorno all’altro si è visto portare via i figli a duecento chilometri di distanza, ed è la storia di una giustizia che rinuncia a se stessa, alzando le mani davanti al fatto compiuto.

Inizia tutto da una fine, l’eutanasia di un matrimonio durato dodici anni e dal quale sono nati due figli che di anni ne hanno adesso 9 e 11. La separazione è consensuale, il giudice concede l’affidamento condiviso e stabilisce che i bambini stiano con la madre ma il padre possa vederli a giorni alterni e le decisioni importanti vadano prese insieme. I primi mesi passano senza frizioni: «Avevamo un rapporto sereno – spiega Marco – Io andavo anche a casa, quando lei era fuori città restavo a dormire con i bambini».

A luglio dell’anno scorso, quando lei va in vacanza in Calabria con i figli, li raggiunge nei fine settimana. Quando però si tratta di tornare a Salerno, iniziano i rinvii. Finché lui non la invita ad affrettare i tempi e lei confessa che non vuole, anche perché lì ha trovato lavoro. «Un occupazione soltanto saltuaria» sottolinea l’ex marito, che allerta il Tribunale ma ancora non crede a un allontanamento definitivo. «Che fosse preordinato l’ho capito dopo – racconta – quando ho scoperto che il 10 luglio aveva già firmato un atto di vendita dell’abitazione di Salerno».

È a settembre, quando i bambini dovrebbero tornare per iniziare l’anno scolastico, che la situazione precipita: «Vado a scuola e scopro che lei aveva ritirato l’iscrizione e si era fatta consegnare il nulla osta per il trasferimento. Non avrebbe potuto, ma ha omesso di dire che siamo separati e la scuola le ha consegnato il documento. Quando io ho spiegato la situazione hanno provato a contattarla, ma non ha mai risposto». A lui la comunicazione che i bimbi non sarebbero tornati è giunta via sms la mattina del primo giorno di scuola, dopo che simulando di ignorare il nulla osta le aveva mandato a sua volta un messaggio dandole appuntamento davanti a casa, per accompagnarli insieme. «Alle 7.15 mi arriva un sms sul cellulare, c’è scritto che i bambini resteranno in Calabria, come preannunciato da una raccomandata inviata sei giorni prima e che io però non avevo ricevuto».

Subito inoltra la denuncia al Tribunale per violazione delle regole della separazione, ma prima che il giudice fissi la data di comparizione delle parti passano quasi cinque mesi e l’udienza servirà solo a dichiararsi incompetente, con rimessione degli atti al Tribunale di Paola. Qui di mesi, prima della sentenza, ne passano altri quattro. Nel frattempo i due fratellini hanno quasi terminato il primo anno scolastico in Calabria, abbastanza perché i giudici sentenzino che è si vero che loro serenità sarebbe garantita da un rapporto armonioso con entrambi i genitori, ma che la soluzione non può essere quella di sradicarli di nuovo da un contesto dove si trovano ormai da quasi un anno.

«Il tempo lo hanno fatto passare i giudici – sbotta il padre – e non è né colpa mia né colpa dei bambini, che peraltro continuano a dire di voler tornare. La nota più amara è che a pagare i ritardi sono soprattutto loro, perché se questa è la logica mi chiedo la tutela dell’interesse del minore dove vada a finire». La donna è stata denunciata per sottrazione di minorenne e l’inchiesta è in corso. «Ma intanto c’è un fatto – chiosa Marco – che io da settembre non sono più un padre».

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