IL FATTO

Salerno, la casa popolare “tugurio”: c’è la denuncia al Comune

L’alloggio di una donna fra muffa e igienici ko: assegnata un’altra abitazione

SALERNO - Un’abitazione invasa dalla muffa e dall’umidità, con l’impianto elettrico e i servizi igienici non funzionati. Un vero e proprio tugurio nel cuore di uno dei quartieri più popolosi di Salerno: la “casa da incubo”, proprio come una di quelle viste negli show americani tanto in voga in tv, non è così lontana da noi. È in un palazzo di via Gelso. Anzi, nel sottoscala di uno stabile di una delle principali strade del rione. È lì che ha vissuto per sei anni una donna di 53 anni, risultata assegnataria di un alloggio popolare nel 2015: a quel tempo, a seguito della formazione della specifica graduatoria, la salernitana venne autorizzata ad occupare l’alloggio di edilizia residenziale popolare di proprietà della Iacp nel quartiere Carmine. Da allora, però, la gioia di avere un’abitazione di proprietà è stata presto cancellata.

È dettagliato tutto in una determina del Settore Politiche Sociali del Comune di Salerno: la 53enne, infatti, lo scorso 18 maggio ha protocollato un atto di citazione nei confronti dell’Ente di Palazzo Guerra e dell’Acer - a cui sono stati trasferiti beni e competenze dell’ex Iacp per chiedere il risarcimento dei danni causati dalle condizioni in cui è costretta a vivere nell’immobile assegnato. Nell’istanza la donna ha presentato una serie di elementi per mostrare il suo malessere, i suoi disagi: allegato all’atto di citazione, come conferma pure il Comune dopo aver analizzato la documentazione allegata, ci sono una serie di fotografie che fanno emergere che «i locali versano in grave stato di fatiscenza, pregni di umidità e muffa, con bagni ed impianto elettrico non funzionante». Non solo. Perché nell’abitazione-tugurio di via Gelso, infatti, lo scorso 5 marzo sono dovuti intervenire anche i vigili del fuoco: all’interno dei locali c’era dell’intonaco pericolante da “spicconare” per mettere in sicurezza l’alloggio.

Ma è inquietante anche l’ultimo dettaglio sulla descrizione degli uffici comunali sullo stato dell’arte dell’alloggio: «L’assegnataria è costretta a tenere i propri beni in borse di plastica per evitare che si danneggino a causa della percolante umidità». Una situazione davvero difficile, confermata anche dal perito inviato sul posto per le verifiche e per istituire le pratiche di risarcimento. Un problema da risolvere anche perché proprio la responsabile dell’Ufficio Casa ha segnalato come quella affrontata dalla 53enne salernitana sia davvero «una situazione al limite in cui è a serio rischio anche l’incolumità fisica dell’occupante »: i delegati del Comune si sono messi in contatto negli scorsi mesi con il legale della donna. Che non ha chiesto nulla di particolare: «Datemi un’altra casa in tempi rapidi e ritirerò ogni denuncia. Non avrò più alcuna pretesa ».

Un desiderio esaudito: l’Ufficio Casa, infatti, nelle scorse settimane è ritornato in possesso di un alloggio di proprietà comunale di 50 metri quadri sito in via Alfredo Capone. Si è pensato di assegnarlo, dunque, alla donna che, dopo le verifiche, è risultata ancora in possesso dei requisiti necessari per avere una casa popolare. Adesso il Comune ha deliberato il “trasferimento” per la 53enne salernitana «nelle more - si legge nell’atto firmato dal funzionario vicario Alessia Canale - che l’Acer decida se e come procedere alla totale riattazione dell’immobile di via Gelso». Una decisione che è stata trasferita anche al Settore Avvocatura di Palazzo Guerra: adesso, infatti, i legali del Comune dovranno chiudere la partita dell’atto di citazione prodotto dalla 53enne salernitana. Alla “cancellazione” dell’istanza, infatti, la donna potrà trasferirsi nella sua nuova abitazione. E abbandonare la “casa da incubo” di via Gelso.

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