IL BLITZ ANTIDROGA

Salerno, l’Antimafia indaga sul “sistema” porto

La camorra come “garante” del passaggio del maxi-carico di pastiglie di anfetamina del valore di 1 miliardo di euro

SALERNO - Chi ha organizzato il gigantesco traffico di anfetamine scoperto dai finanzieri del Gico di Napoli doveva essere certo di non trovare ostacoli nel porto di Salerno. Il sequestro di ben 84 milioni di pasticche fa sorgere il sospetto che all’interno dello scalo ci fosse un “sistema” in grado di far sbarcare il prezioso carico senza problemi. In gioco, con quei tre container sequestrati non c’era solo un’enorme quantità di denaro - 1 miliardo di euro - ma anche un patto tra le malavite di più paesi in Europa, in Medioriente, Asia e Africa.

La camorra “garante”. Garante o gestore di questo accordo intercontinentale un cartello di clan della camorra napoletana. Un carico del genere è il frutto di un minuzioso “contratto” che va da chi produce le pasticche con impianti farmaceutici clandestini in Siria per arrivare fino a chi nei diversi stati europei doveva smerciare la droghe sintetiche. Interessi troppo grandi per “tentare” una esportazione illegale con l’alta percentuale di essere scoperti. Queste spedizioni non vengono fatte “franco arrivo” ma “franco partenza”, ossia il costo della merce è a carico del destinatario sia che venga consegnata o meno e ad ogni passaggio il corrispettivo viene pagato prima che il container lasci la propria area di competenza criminale. In pratica, chi perde il carico lo paga a chi gliel’ha consegnato e contemporaneamente rompe i rapporti criminali con quelli a cui avrebbe dovuto cederla. Un’organizzazione così complessa messa in piedi addirittura durante il periodo di lockdown, con accordi stretti mentre tutto il mondo era fermo e già in previsione della Fase 2, ancor più complicata, visto che coinvolge anche gruppi terroristici legati all’Isis o comunque alla criminalità siriana, non può prevedere punti deboli del traffico. Insomma chi ha organizzato il tutto sapeva che da Salerno si poteva passare indenni, godendo in loco di accordi sistematici che si pagano lautamente.

L’inchiesta del Gico. Non a caso la scoperta dei due carichi intercettati non è avvenuto nell’ambito di controlli di routine ma di un’inchiesta dei finanzieri del Gico di Napoli su un’organizzazione criminale con proiezioni internazionali con base nel Napoletano. Un’inchiesta seguita con attenzione anche dalla Direzione nazionale antimafia, guidata dal procuratore Federico Cafiero de Raho. Va ricordato, inoltre, che la rinata Agenzia delle Dogane di Salerno, già a fine maggio aveva messo da parte il primo container con la droga all’interno, ritenendo che quella spedizione fosse una di quelle a rischio. Una svolta per le Dogane di Salerno, dopo essere stata travolta il cinque maggio scorso dall’indagine “Tortuga” dei finanzieri della compagnia porto, con arresti di funzionari e spedizionieri. La stessa agenzia centrale delle Dogane aveva acceso i riflettori sul porto di Salerno perché troppe ispezioni ai container si concludevano senza elevare alcuna contestazione. Nell’inchiesta “Tortuga” spuntò anche il nome di un indagato dell’area napoletana che ha precedenti per contrabbando di tabacchi, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, falso e ricettazione che con grande familiarità e sfrontatezza aveva contattato più volte un assistente doganalista coinvolto in un falso allibramento del tabacco. Familiarità, sfrontatezza, più telefonate e parole che fanno sorgere il sospetto di altri falsi allibramenti al porto.

Dalla Tortuga alle anfetamine. Non che la vicenda amfetamine dell’Isis e quella raccontata dall’operazione Tortuga siano collegate, ma sembrano tracciare un quadro a tinte fosche dello scalo Salernitano. È un caso che da Salerno s’imbarcassero le batterie alimentatrici dei ponti radio telefonici e i pannelli fotovoltaici rubati in tutta Italia, auto trafugate o rifiuti da trasportare all’estero. E poi, c’è la scelta dello scalo di via Ligea come alternativo a quello di Gioia Tauro per far sbarcare la cocaina destinata alla ‘ndrangheta. Tanti, troppi traffici illegali, organizzati da potenti organizzazioni criminali di livello internazionale che non possono basarsi sulla collaborazione di una “mela marcia”.

Salvatore De Napoli