L'INCHIESTA

Salerno, i riflettori dell’Antimafia sul cantiere di Porta Ovest

  Un’indagine con l’ipotesi di riciclaggio investe la più grande opera pubblica in corso di realizzazione a Salerno

SALERNO. Un’indagine con l’ipotesi di riciclaggio investe la più grande opera pubblica in corso di realizzazione a Salerno. È l’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia sul cantiere di Porta Ovest, lavori per oltre 140 milioni di euro che una volta conclusi serviranno a collegare tramite tunnel l’autostrada e il porto commerciale, liberando il viadotto Gatto dal traffico dei tir. Su quei lavori, e in particolare sull’azienda aggiudicataria Tecnis e sulla subappaltatrice Ssi, i sostituti procuratori Rocco Alfano e Guglielmo Valenti hanno in corso un corposo filone d’indagine. Dopo che nello scorso aprile sono state archiviate le piste investigative su infiltrazioni della camorra casalese e su presunte condotte dolose all’origine del cedimento del dicembre 2015, l’inchiesta è infatti andata avanti su un altro capitolo, che ipotizza un riciclaggio di denaro sporco proveniente dalla Sicilia e una turbativa d’asta in relazione ad alcuni stati di avanzamento dei lavori.
Sotto i riflettori ci sono in particolare i contratti di “nolo a freddo”, la fornitura in locazione di macchinari o attrezzature secondo procedure che consentirebbero di aggirare gli adempimenti antimafia. Se nel “nolo a caldo” la ditta locatrice fornisce anche gli operai, ed è soggetta alla certificazione antimafia, in quello “a freddo” il personale è invece alle dipendenze del noleggiante e la documentazione non è richiesta. Proprio per questo, però, gli esperti della materia ritengono che la seconda tipologia di noleggio possa essere utilizzata per eludere la normativa, con la successiva assunzione da parte dell’impresa principale di operai che fanno capo, in realtà, alla ditta fornitrice del macchinario. Se questo sia stato possibile nel cantiere di Porta Ovest è materia su cui stanno lavorando gli inquirenti. Le indagini di polizia giudiziaria sono affidate alla Dia; al vaglio degli uomini della Direzione investigativa antimafia, coordinati dal tenente colonnello Giulio Pini, ci sono tra l’altro contratti e atti contabili, una vasta documentazione su cui si fonderanno le informative all’autorità giudiziaria, alla quale spetterà di trarne le conclusioni.
Intanto gli operai aspettano di sapere quando sarà possibile tornare a lavoro a pieno regime. Dopo il dissequestro del cantiere firmato dal gip Stefano Berni Canani, a bloccare la prosecuzione dell’opera sono le difficoltà finanziarie del colosso Tecnis, che opera adesso in regime di amministrazione straordinaria, secondo la procedura prevista per evitare il crac delle grandi imprese. Autorità portuale organizzazioni sindacali sono in contato con il commissario Saverio Ruperto, nominato dal Ministero, e dopo gli incontri di luglio si è ipotizzato un cronoprogramma che dovrebbe consentire per il mese di settembre la ripresa delle attività.
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