La protesta

EMERGENZA SCUOLA

Salerno, i presidi: «Noi, dirigenti e discriminati» 

Responsabilità e carichi di lavoro in aumento, ma lo stipendio resta inferiore ai colleghi di altri settori

SALERNO. «Vogliamo essere valutati e vogliamo le responsabilità perché crediamo fermamente nella valutazione e nel lavoro coscienzioso – dichiara la dirigentes colastica Annalisa Frigenti dell’Istituto comprensivo Tommaso d’Aquino – ma è arrivato il momento in cui bisognerebbe raggiungere una equiparazione esterna e interna. In primis, riconoscendo ai dirigenti scolastici un allineamento retributivo agli altri dirigenti della pubblica amministrazione». Quello dell’equiparazione economica è uno dei temi della protesta portata avanti in questi giorni dai dirigenti scolastici, insieme a quello sul carico di responsabilità che li investe anche sul piano della sicurezza degli edifici, su cui tuttavia non hanno sufficienti poteri (e fondi) per intervenire.«C’è anche una differenza di trattamento all’interno della stessa categoria dei capi di istituto, con tre livelli stipendiali differenti – continua Frigenti – I più penalizzati sono coloro che sono entrati dopo il 2000 con il concorso. Non lavoriamo meno di dieci o dodici ore al giorno e se non scioperiamo è perché abbiamo sulle spalle e nel cuore il futuro dei ragazzi. Questo senso di responsabilità dovrebbe essere riconosciuto e non dovrebbe essere un punto debole su cui si prova a fare leva».
Il dirigente Sergio Di Martino, in servizio all’Istituto comprensivo Amedeo Moscati di Pontecagnano Faiano, insiste sulle difficoltà quotidiane legate al carico di lavoro: «Siamo oberati di lavoro, nessuno ci tutela. Abbiamo una mole di responsabilità che ormai è diventata insostenibile. Si vorrebbero dirigenti tuttologi, noi non riusciamo a far fronte a tutti i problemi nonostante le ore trascorse a scuola. Ogni passo che facciamo comporta responsabilità spropositate. Non viene rispettata la nostra dignità. Dalla mia parte, ho l’amministrazione del territorio che per qualsiasi cosa interviene, ma comprendo il disagio dei colleghi che si ritrovano in comuni dove la risposta non è veloce e le difficoltà economiche sono ancora maggiori». Stefania Lombardi, dirigente del IV circolo didattico di Cava de’ Tirreni, aggiunge: «Ci facciamo carico anche dell’attività negoziale per ottenere finanziamenti europei e per i Pon, ma tutto questo lavoro non ci fa allontanare dall’obiettivo di formazione. Non dimentichiamo che in Campania e a Salerno c’è un forte disagio sociale collegato all’emergenza educativa e questo ci porta ad essere impegnati al massimo su tutti i fronti. Si tratta di una dedizione che non viene riconosciuta e, anzi, veniamo screditati o addirittura chiamati sceriffi. Siamo esausti; non ci tiriamo indietro per nulla, preferiamo andare noi in stress lavorativo piuttosto che mancare ma è arrivato il momento in cui ci si renda conto della confusione e delle ingiustizie che si sono generate». Ginevra De Majo, dell’Istituto comprensivo Picentia di Pontecagnano Faiano, si appella alle forze sindacali, a cui chiede incisività nella risoluzione dei problemi. «Le leggi – spiega – continuano a conferire carichi di responsabilità civile, penale, amministrativa, però c’è una totale sordità del mondo politico rispetto a rivendicazioni legittime di equiparazione di diritti ad altri dirigenti. La mia opinione è che si sia erosa la fiducia nei sindacati, perché è vero che si è provato a sollevare il problema ma i risultati che si portano a casa sono pochi. Credo che l’unica strada da perseguire sia quella di rivolgersi alla Corte europea».
Anche Barbara Figliolia dell’Istituto comprensivo Rita Levi Montalcini di Salerno si dice «preoccupata del fatto che si stia depauperando il ruolo del dirigente scolastico, il quale sta diventando il capro espiatorio di tutti i problemi che attanagliano la scuola. Le dinamiche all’interno della scuola sono tante – continua – ma non vengono forniti gli strumenti per ottenere gli adeguati successi formativi. C’è una contraddizione delle norme che ostacolano la nostra azione. Noi vorremmo solo che le tante responsabilità possano essere rapportate a quello che percepiamo. Le difficoltà maggiori che percepisco nella mia scuola riguardano le strutture e il Comune, a meno che non ci sia un rischio imminente, non interviene per mancanza di soldi. Quindi noi dobbiamo sobbarcarci di eventuali conseguenze che non dipendono dalla nostra azione o dalla nostra precisione sul lavoro. È inaccettabile. Il dirigente è sempre solo e paga le conseguenze anche per eventuali inerzie altrui».

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