LA STORIA

Salerno, «I malati di Aids senza più assistenza»

Sospeso al “Ruggi” l’ambulatorio che serviva 400 persone provenienti da tutta la provincia

Gli ammalati di Aids all’ospedale “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” di Salerno sono rimasti senza assistenza sanitaria. Sono circa 400, provengono dalla città capoluogo e dalla provincia, e da quando il Day hospital al piano rialzato del reparto Malattie infettive del presidio di via San Leonardo è stato chiuso, circa due mesi fa, per ospitare i pazienti Covid-19, non ricevono più alcuna prestazione sanitaria. Si recano in ospedale soltanto per ritirare i farmaci di cui hanno bisogno, senza potersi sottoporre a flebo, medicazioni, consulenze, prestazioni diagnostiche e tutte le altre attività sanitarie che l’ambulatorio effettuava normalmente.

Dopo la decisione di trasferimento dell’intera squadra degli infettivologi dal “Ruggi” al “da Procida”, l’ex sanatorio di via Calenda ora dedicato esclusivamente alla cura dei pazienti Covid-19, nella sede di via San Leonardo non c’è nessun medico per riattivare le prestazioni ambulatoriali agli ammalati di Aids sospese oramai da diverse settimane. Gli infettivolgi che fanno la spola dall’ex sanatorio al “Ruggi” sono impegnati in via San Leonardo solo nelle consulenze Covid e non eseguono altre prestazioni. I disagi dei malati di Hiv sono giunti al Tribunale per il diritti del malato – Cittadinanzattiva che ha parlato di «grave mancanza».

Per questo Margaret Cittadino , Maria Grazioso e Pasquale Trotta hanno inoltrato una lettera al commissario straordinario, Vincenzo D’Amato , per sollecitare «l’immediata attivazione del Day Hospital Aids presso il “Ruggi” con tutte le prestazioni previste». Sono pazienti che si sono visti sospendere le prestazioni sanitarie quando sono iniziati i lavori al Day hospital del “Ruggi” da convertire in reparto Covid e soprattutto sono pazienti che potrebbero aggravare il loro già precario stato di salute dopo questa forzata pausa. Prima dell’epidemia al “Ruggi” ricevevano tutte le cure di cui avevano bisogno, ora che l’intero piano è vuoto e non occupato da malati Covid, il Day hospital, secondo quanto chiesto alla Direzione aziendale, dovrebbe riprendere le consuete prestazioni. «Il Day hospital è un punto di riferimento provinciale per 400 pazienti affetti da Aids. Hanno bisogno di indagini, prestazioni infermieristiche e visite necessarie per le innumerevoli complicanze della patologia. La carenza del servizio sanitario dell’ospedale significa rinuncia alle cure e rischio di morte o di altre gravi complicazioni », scrive il Tribunale per il diritti dell’ammalato. «Il reparto è di nuovo libero, quindi chiediamo a nome di questi pazienti invisibili e bisognosi la immediata attivazione del servizio Aids, la semplice distribuzione dei farmaci non basta».

L’ambulatorio è stato chiuso con una delibera della Direzione aziendale, ma il problema è che non è stato assunto personale per l’ospedale Covid-“da Procida”. Fu bandito un concorso l’anno scorso perché nel reparto Malattie infettive già era avvertita carenza di personale medico già solo per effettuare le consuete prestazioni per i pazienti del reparto. Poi con l’arrivo dei pazienti Covid, nove infettivologi e un responsabile sono stati assegnati al “da Procida”, quindi lontano dal “Ruggi”, lasciando scoperte le malattie infettive tradizionali. Gli infettivolgi del “da Procida” che a turno prestano consulenze Covid anche al “Ruggi” non possono mettere a rischio i pazienti non infetti da Covid, sono potenziali vettori e se infettati ma asintomatici potrebbero diffondere il Covid ai pazienti portatori di altre patologie, soprattutto agli Hiv positivi e immunodepressi. L’Azienda ospedaliera ha isolato al “da Procida” i malati Covid per evitare il pericolo di contagi con altri pazienti ricoverati, ma gli stessi medici difficilmente possono curare altri pazienti, quindi probabilmente la strada da praticare, insieme all’apertura, è quella di assumere altri infettovologi.

Marcella Cavaliere