Integrazione

Salerno ha fatto festa assieme ai cingalesi VIDEO e FOTO

La folta comunità dello Sri Lanka si è riunita per il Wesak. Tante famiglie con i passeggini si sono fermate in piazza Valitutti, altezza trincerone ferroviario, incuriosite dai colori e dai profuni della manifestazione

SALERNO. Domenica 29 maggio la comunità srilankese residente a Salerno si è riunita per celebrare il Wesak, una delle principali tradizioni religiose buddiste diffusa soprattutto nel sud-est asiatico. Uomini, donne e bambini originari dell’isola bagnata dall’Oceano Indiano si sono recati verso il convento di piazza San Francesco portando con loro offerte di fiori, candele e bastoncini di incenso. All’interno si è celebrata la funzione religiosa alla presenza della carismatica figura di Dambadeniye Dhammarama, monaco del tempio di Roma e rappresentante della comunità buddista theravada in Italia.

Lo Sri Lanka fa festa a Salerno
Tantissimi stranieri si sono riuniti in piazza Valitutti, all'altezza del trincerone ferroviario, per festeggiare il Wesak

La festa. «La festività commemora i tre momenti fondamentali della vita del Buddha, avvenuti più di 2000 anni fa: nascita, illuminazione e morte. Questi tre eventi si verificarono nel giorno di luna piena del Wesak, periodo che va dalla seconda metà di aprile alla prima metà di maggio; quest’anno la data è coincisa con il 22 maggio. Per noi rappresenta un importante momento di meditazione, preghiera e, nello stesso tempo, di felicità, oltre a essere un’occasione per riaffermare la nostra fede e le nostre usanze», spiega con voce pacata il monaco, avvolto nel suo lungo abito rossiccio. La comunità srilankese celebra l’evento in città da ben sei anni nella cornice della Festa dei Popoli, iniziativa organizzata dai Missionari Saveriani e Laici Saveriani in collaborazione con l’Ufficio missionario, l’Ufficio Migrantes e la Caritas, che si terrà quest’anno il prossimo 10 luglio.

Un’esperienza finalizzata a mettere in contatto con la cittadinanza i diversi gruppi di stranieri residenti a Salerno, sottraendoli all’oblio dell’anonimato e facendoli sentire parte attiva della realtà che li ha accolti. Terminata la cerimonia religiosa, il corteo si sposta poche centinaia di metri più in basso, a piazza Valitutti, per l’occasione addobbata a festa con luci, colori e simboli dello Sri Lanka.

I salernitani. Tra il pubblico, oltre a numerosi salernitani, si notano diversi passeggini. Il colpo d’occhio è però offerto dalle donne srilankesi: il tradizionale vestito bianco, simbolo di semplicità, fa risaltare la carnagione olivastra e i lunghi capelli lisci color dell’ebano.

I lampioni della piazza sono ornati con stoffe e nastrini colorati; volteggiano, sospese nel vuoto, le originali lampade che l’immaginario collettivo occidentale associa alle tradizioni asiatiche; sullo sfondo, un pannello bianco a forma di cupola e una struttura in legno raffigurante varie rappresentazioni della vita del Buddha catturano l’attenzione dei passanti incuriositi.

In un angolo c’è il padiglione riservato ai monaci, impreziosito da un arazzo multicolore nel quale domina la figura del dio raccolto in preghiera; nell’altro, il gazebo adibito a cucina, affollato da tutti coloro che hanno contribuito alla preparazione dei piatti tipici della cucina srilankese.

Orgoglio Sri Lanka. All’ingresso della piazza si nota la bandiera dello Sri Lanka, raffigurante un leone giallo su sfondo granata con due bande verticali verde e arancio verso l’estremità; accanto è presente il vessillo tricolore, a simboleggiare un legame affettivo autentico che la comunità proveniente dall’Asia sente fortemente.

Gli srilankesi che vivono a Salerno, infatti, sono perfettamente integrati nel tessuto sociale ed economico locale: gli adulti sono regolarmente occupati, i bambini nati qui, sempre più numerosi, frequentano le scuole.

A oggi si contano circa 150 persone di origine srilankese residenti nel capoluogo, impiegate per lo più nel settore alberghiero, nella ristorazione e nei lavori domestici. La comunità si riunisce una volta al mese presso il convento di piazza San Francesco usufruendo dell’ospitalità dei frati cappuccini e di padre Modesto Fragetti in particolare, che non ha esitato a mettere a loro disposizione i locali della chiesa. Il flusso migratorio dall’isola iniziò verso la fine degli anni Ottanta, senza registrare arrivi in massa, considerando che molti pensavano di far ritorno in patria; tramite il passaparola, i primi immigrati sono stati poi raggiunti dai familiari negli anni successivi.

L’associazione. Nel 2000 è stata fondata l’associazione Sri Lanka Salerno con l’obiettivo di fornire assistenza, supporto e corsi di lingua italiana ai nuovi arrivati, aiutandoli nell’orientamento e ricerca di un lavoro e nel disbrigo di pratiche burocratiche.

Presidente dell’associazione è una donna forte, Priyanthi Perera, giunta a Salerno con marito e figlia agli albori del nuovo millennio. «In Sri Lanka ero un’insegnante, qui lavoro come domestica. Il mio tenore di vita è comunque dignitoso, di gran lunga migliore di quello che potrei raggiungere nella mia terra, dove la situazione politica ed economica è peggiorata negli ultimi anni – sorride la presidente illustrando le ragioni che l’hanno spinta a percorrere gli oltre settemila chilometri che separano Salerno da questo pezzettino di terra situato a poche miglia dalle sponde meridionali dell’India – Dopo aver trovato lavoro ho fatto pressione sulle mie tre sorelle affinchè mi raggiungessero; adesso il nostro nucleo familiare conta circa 20 persone. Questi momenti di condivisione sono per noi importanti per far conoscere la nostra cultura».

Una scelta di vita comune a quella dei tantissimi migranti economici che, in virtù di questa definizione, non hanno diritto a restare sul suolo europeo: eppure queste persone continueranno a fare rotta verso occidente. Sarebbe dunque più opportuno predisporre delle politiche di integrazione efficaci.

Musica e menù. Nell’aria si diffondono le rilassanti note della musica religiosa buddista, un invito alla meditazione; l’olfatto è invece catturato dagli effluvi della tradizione gastronomica srilankese. In occasione del Vesak ci si alimenta esclusivamente in modo vegetariano: il menù prevede quindi spaghetti di riso, timballi accompagnati da cipolle soffritte in una salsa piccante, una specie di tarallo ottenuto mescolando farina di riso e latte di cocco. Da bere, una bibita a base di succo di mela e ananas; come dolce, uno zuccherino. La festa volge al termine, al centro della piazza è rimasto un bambino che si gusta beatamente il suo piatto, quasi protetto dagli sguardi del Buddha che campeggia alle sue spalle; poco più in là una ragazza salernitana gioca con una piccola dalla pelle olivastra. Immagini che rendono bene il senso della festa, ben oltre le barriere religiose e razziali: un’occasione di scambio e conoscenza reciproca.

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