Salerno guarda all’Altra Europa

Andreou: «Qui tante le presenze di antagonismo sociale, politico e culturale»

SALERNO. In Italia, dopo l’affermazione della lista dell’Altra Europa con Tsipras e l’elezione dei tre eurodeputati Barbara Spinelli, Curzio Maltese ed Eleonora Forenza, da diversi mesi si stanno intensificando le iniziative per dar vita ad un nuovo percorso capace di affrontare «l’emergenza democratica creata dall’accelerazione autoritaria delle controriforme del governo Renzi (Pd-Ncd) e contrastare le politiche neoliberiste imposte dagli oligarchi della finanza globale e da Bruxelles con l’austerità, adottate in pieno dal governo italiano». Anche Salerno non resta immune da questo percorso. Noi ne abbiamo parlato con Andreas Andreou, greco, dall’80 a Salerno, insegnante e storicamente impegnato, da sinistra, nel dibattito politico nazionale.

L’Altra Europa chiama con il nome di “casa comune della sinistra e dei democratici”, questo nuovo percorso politico. Di che si tratta?

«È il tentativo di unificare protesta sociale e azione politica con un’agenda di cambiamento. Unire associazioni, gruppi, comitati che hanno sostenuto la Lista Tsipras. Dai NoTav al volontariato contro le povertà, a intellettuali come Marco Revelli, Luciano Gallino e tanti altri».

Insomma qualla che Rodotà, Landini ma anche lo stesso Cofferati, chiamano “coalizione sociale”.

«La paura è quella di restare un’ennesima testimonianza minoritaria a sinistra del Pd. E dunque un nuovo blocco sociale dovrebbe essere battezzato proprio il 28 marzo, a Roma, in occasione della mobilitazione convocata dal segretario della Fiom contro Renzi, per il lavoro e i diritti».

L’Italia guarda a sinistra?

«C’è la diffusa consapevolezza del degrado delle istituzioni rappresentative a partire dai partiti, vedi la deriva autoritaria del Pd nella versione di partito nazione o partito di un solo uomo, come anche l’autocoscienza della sinistra radicale di non essere solo insufficiente ma addirittura “zavorra”, come sottolineato da Rodotà riguardo a Rifondazione e a Sel, spingono verso un nuovo inizio per il cambiamento. Questo mira ad intercettare l’orizzontalità del conflitto sociale con l’asse verticale della rappresentanza politica, un esperimento felicemente riuscito in Grecia e in Spagna con Syriza e Podemos».

E a Salerno?

«Nella nostra città esistono diverse presenze di antagonismo sociale, politico e culturale che soffrono la mancanza di sponda nelle sedi decisionali. Comitati sorti dall’emergenza ambientale quali quello del quartiere di Pastena “Giù le mani dal porticciolo” e “In difesa dei Picarielli”, storiche associazioni di solidarietà internazionale come Rete Radiè Resch per la Palestina o la più recente Handala, lo Spazio Sociale Riff Raff con campagne e donazioni a favore degli ambulatori sociali in Grecia, il Comitato Acqua Pubblica, l’associazione “Agorà” con iniziative su consumo critico e immigrazione. E poi c’è la rete degli studenti, gli insegnanti precari, i Cobas, i gruppi contro la violenza sulle donne e contro l’omofobia, i diversi Gas (gruppi acquisto solidale), i “mercatini delle idee” con l’autoproduzione artigianale, testimoniano, insieme a tante altre organizzazioni e gruppi, la ricca costellazione di fermenti politico culturali attivi nella nostra città, spesso dotati di pratiche e logiche innovative a partire dal linguaggio. Si è di fronte a un mondo variegato, dalla realtà frammentaria che nella sua singolare diversità ogni gruppo autonomamente esprime in città, in varie iniziative, ciascuno con il proprio bagaglio di ricchezza, novità e alterità, salvo poi rimanere tutti isolatamente esclusi sia da una sponda civitas istituzionale che da una proficua contaminazione e comunicazione reciproca».

Invece?

«Sarebbe auspicabile, senza sacrificare diversità e fisionomia di nessuno, se i vari gruppi procedessero ad uno scambio di conoscenza, collaborazione e confronto su singole tematiche, costruendo percorsi comuni su iniziative specifiche che potrebbero portare alla realizzazione di un coordinamento o di una consulta territoriale».

Un “insieme” che potrebbe essere alternativo ai partiti in future competizioni elettorali?

«Sì! Attraverso l’elaborazione di un comune denominatore, potrebbero presentarsi alle elezioni con una lista ed un programma alternativo capace di intercettare giovani e meno giovani, contro la palude del “cretinismo economico” citando Gramsci, oggi identificantesi nel neoliberismo».

Un fil rouge che conduce alla “Salerno per l’Altra Europa”?

«Tutto a favore di una cultura dell’inclusività dei diversi, degli immigrati, degli emarginati, sintomo di una democrazia partecipativa e non solo formale, dei diritti veri non negoziabili e non precari». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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