LA RIPRESA

Salerno, giustizia congelata: lo smart working è terreno di scontro

Fila di 250 utenti nel primo giorno di riapertura sulla carta. Tra avvocati e cancellieri spuntano rinvii di cause al 2023

SALERNO - È la ripresa virtuale. In pratica, sulla carta mentre balena l’ipotesi che una riapertura a pieno ritmo delle attività della Cittadella giudiziaria possa oscillare tra settembre e dicembre. Così Salerno diventa un caso nazionale. Nella città dove la movida ha riaperto a pieno regime tanto da consentire anche a fette minoritarie di cafoni pericolosi assembramenti con alcol ben oltre le due del mattino, il divieto di ingresso al nuovo Palazzo di giustizia è suonato anche ieri come una beffa oltre che l’immagine di una città paradossale. Ne erano convinti i partecipanti all’incontro promosso ieri mattina dal presidente del tribunale Ciampa per definire la cosiddetta ripartenza della Fase 3 dopo il decreto firmato dallo stesso Ciampa lunedì scorso tutte disposizioni a seguito dell’«esito delle interlocuzione con l’Asl (16 giugno) con i sindacati (10 giugno) e con il consiglio dell’ordine forense (15 giugno)».

Alla stessa ora, mezzogiorno, i partecipanti alla riunione convocata dal presidente Ciampa (Consiglio dell’Ordine degli avvocati, i rappresentanti della Camera civile e Camera penale) oltre che il vertice dell’ufficio giudiziario hanno dovuto fare i conti con una fila di oltre duecento persone, in maggioranza avvocati, all’ingresso del tribunale con l’illusione della ripresa dell’attività secondo l’editto Bonafede e Governo: 1 luglio. Lo “scaglione dei trenta”, il numero indicato per evitare assembramenti e rischio epidemiologico, era praticamente saltato. Se tutto andrà bene, se ne parla per a settembre. D’altronde erano state anche l’ipotesi balenata nel corso dell’incontro a Roma, con i vertici giudiziari di tutt’Italia, presso gli uffici di Lorenzo Del Giudice, vice capo del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria di via Arenula.

Nonostante il decreto Ciampa a Salerno resta sullo sfondo il braccio di ferro tra avvocatura e personale amministrativo che insiste sulla necessità di mantenere lo smart working per garantire la sicurezza sul luogo di lavoro mentre permangono i divieti di assembramenti e le norme che impongono il distanziamento sociale anche nelle strutture, come nella Cittadella, appena inaugurata dove non sembra impossibile, dati gli spazi nuovi e tutt’altro che angusti, contemperare presenze fisiche, udienze con i magistrati e l’applicazione delle misure. Ieri mattina, proprio mentre avveniva la riunione, si registravano assembramenti, file, rinvii: tutto meno che il ritorno alla normalità. Ma nella stessa Cittadella c’è anche il “protocollo Borrelli ” (dal nome della firma del procuratore della Repubblica) che dispone la cessazione dell’efficacia delle misure organizzative concernenti «la limitazione dell’accesso al pubblico agli uffici giudiziari e la limitazione dell’orario di apertura al pubblico degli uffici». Il “protocollo Borrelli” è stato sbandierato, dopo l’insofferenza di una fila all’ingresso che si ingigantiva con il passar delle ore, agli occhi degli incolpevoli uomini della vigilanza. Erano gli stessi momenti del vertice negli uffici giudiziari con magistrati, avvocati e personale amministrativo tra gli incubi di una ripresa a settembre. Se non a dicembre.