IL CASO

Salerno, «Fusandola, mai sentiti dai magistrati»

Caselli, dirigente del Comune rinviato a giudizio per la deviazione: «Il torrente è sicuro, non c’è alcun rischio esondazione»

SALERNO - Nessuna minaccia di esondazione incombe sul torrente Fusandola che, fin dal 1880, ha subito varie deviazioni del suo corso e nulla è stato compromesso con l’ultima modifica al corso d’acqua. Si serve di dati tecnici e scientifici l’ingegnere Luca Caselli , numero uno del Settore Ambiente del Comune, per allontanare definitivamente il “fantasma” dell’alluvione del 1954 e per difendere i “suoi” dirigenti e tecnici dalle ipotesi su cui si fonda l’indagine della Procura di Salerno che ha portato al rinvio a giudizio di alcuni esponenti chiave degli uffici di via Settimio Mobilio, fra cui lo stesso Caselli. «Non siamo mai stati ascoltati dai magistrati», si fa sfuggire il dirigente nel corso dell’incontro con la stampa per presentare i risultati delle 300 pagine in cui è contenuto lo studio idraulico sul torrente Fusandola - che sarà depositato per il processo- redatto dal Consorzio Interuniversitario per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi (CugRi) che si è servito, tra l’altro, di un codice di calcolo sviluppato dal Genio militare degli Stati Uniti per il Mississipi.

Il comitato scientifico diretto dall’ingegner Fabio Dentale - composto anche dal geologo Domenico Gioda e dall’ingegnere Vittorio Bolivin - , dopo una accurata valutazione della documentazione storica in cui si dimostrano le varie fasi di spostamento del Fusandola, a seguito di sopralluoghi, calcoli e anche consultando tutto il materiale video e fotografico precedente e successivo all’alluvione, hanno evidenziato che le opere realizzate a monte consentono di far arrivare alla foce una quantità di liquidi con sedimenti talmente sottili che l’attività del fiume, combinata con quella del mare, riescono a ripulire. Quindi, all’epoca dell’alluvione del ’54 la tragedia è dipesa dall’incapacità, a monte, di contenere la massa di acqua e detriti che si sono poi riversati sul cuore della città. Successivamente, invece, gli imbrigliamenti e le operazioni di rinforzamento degli argini che sono stati realizzati consentono di scongiurare proprio questo fenomeno che, a foce, si traduce nel sollevamento dell’acqua. Quindi, se la corretta manutenzione viene eseguita nella parte alta del torrente, soltanto un impedimento esterno (come un albero o, come è accaduto, un pedalò trovato nell’alveo del torrente) possono creare dei problemi.

«Si è valutato che le preoccupazioni che sono all’ordine del giorno rispetto a una possibile inondazione del Fusandola non hanno fondamento», spiega Caselli. «Lo scenario idraulico è in sicurezza e completamente diverso da quello precedente all’esondazione del ’54 quando arrivavano giù i sedimenti che erano a monte ». Per di più, rispetto al tratto compreso tra la foce e il mare, si precisa nello studio, «evidenze scientifiche note e consolidate nella letteratura di settore e rilevazioni fotografiche a diversi istanti temporali hanno permesso di appurare che l’azione prodotta dal moto ondoso sui sedimenti della spiaggia di Santa Teresa, per quanto possa essere di elevata intensità, non potrà mai e poi mai trasportare e depositare la sabbia lungo tutta l’asta fluviale, al punto tale da ridurne le quote utili al deflusso».

Non solo, perché, come ricorda Caselli smentendo chi sostiene il contrario, «il Fusandola non è il Po o l’Arno, quindi può essere tombato come lo sono tanti altri torrenti in altre città come Genova o nella stessa Salerno. Inoltre il Fusandola, quando siamo intervenuti, era già tombato». Argomentazioni che smentirebbero non solo i consulenti tecnici della Procura ma anche i comitati dei cittadini che, per anni, hanno guardato con preoccupazione alla foce del torrente dimenticando quello che accadeva a monte. Caselli, quindi, sceglie di difendere il suo ufficio con dati e numeri. Grande assente, invece, l’Amministrazione che, anche in questo caso, scarica oneri e nessun onore ai propri tecnici e dirigenti.

Eleonora Tedesco