ECONOMIA E CORONAVIRUS

Salerno, fare impresa piace: al via nuove attività

Primi segnali di ripresa post Covid. Nel Salernitano registrate 1.772 aperture in tre mesi, tasso di crescita dello 0,77 %

SALERNO - Crescono le iscrizioni trainate dall’aumento della fiducia delle imprese. Il secondo trimestre del 2021 segna un’accelerazione delle aperture di nuove attività a Salerno e provincia, che tornano ai valori pre-pandemia, anche se è ancora presto per parlare di ritorno alla normalità. Perché l’emergenza sanitaria non è ancora terminata e, a questo punto, bisognerà capire se anche la ripresa economica partirà immediatamente oppure se bisognerà attendere ancora qualche mese. Anche perché le cessazioni sono al di sotto della media degli ultimi anni. Un dato quest’ultimo, dovuto molto probabilmente agli aiuti di Stato, che hanno tenuto in vita molte attività che altrimenti avrebbero dovuto chiudere i battenti. Al di là di tutto, comunque, le premesse sono incoraggianti e la ripartenza a Salerno è più che soddisfacente. È quanto emerge dall’analisi trimestrale Movimprese, condotta da Unioncamere e Info-Camere, sui dati del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio. Scendendo nei particolari, nel salernitano nel secondo trimestre di quest’anno le iscrizioni sono state, in totale, 1.772 mentre le cessazioni 848, con un saldo positivo trimestrale di 924 che corrisponde ad un tasso di crescita dello 0,77%.

L’andamento a livello nazionale. Un dato quest’ultimo che si riflette anche a livello nazionale, dove complessivamente le aperture di nuove imprese tra aprile e giugno hanno toccato le 89.089 unità, un valore di poco al di sotto della media del triennio 2017-2019, prima dell’irrompere dell’emergenza sanitaria globale, e inferiore di sole 3.061 unità al dato del secondo trimestre 2019, quando le iscrizioni furono 92.150. Il miglioramento del clima di fiducia negli ultimi mesi ha impattato su quasi la metà delle +31.167 imprese nate tra aprile e giugno 2021, rispetto allo stesso trimestre 2020. Secondo le analisi del Centro Studi Tagliacarne, infatti, un punto di fiducia in più o in meno influenza la nascita di un’impresa su due.

Le nuove imprese. La ripresa della natalità imprenditoriale si sta però sviluppando con intensità diverse sul territorio. In cinque regioni su venti (Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Basilicata e Sardegna), il numero di aperture di imprese nell’ultimo trimestre è stato anche (seppur di poco) superiore a quello del II trimestre 2019. Il ritorno a una dinamica delle aperture più in linea con il periodo pre-pandemia appare più marcato guardando ad alcune delle forme giuridiche assunte dalle neoimprese. In particolare, tra aprile e giugno l’anagrafe delle Camere di Commercio ha fatto segnare un deciso incremento (+3.298 unità) nell’apertura di società di capitale rispetto allo stesso periodo del 2019 (29.934 contro 26.536). In linea con una tendenza in atto da tempo, fanno invece segnare un passo indietro rispetto al 2019 le imprese individuali, la forma d’impresa più numerosa nel nostro Paese: 52.790 le aperture di nuove attività nel secondo trimestre di quest’anno, contro le 59.129 di due anni fa (-6.639 unità).

Stop alle cessazioni. Restano invece nettamente sotto la media degli ultimi anni le cancellazioni che, tra aprile e giugno, si sono attestate a 43.861 unità. Che, tradotto in termini pratici, significa circa un terzo in meno del valore registrato nel secondo trimestre 2019, probabilmente per effetto delle misure di sostegno messe in atto dal Governo. È pertanto ragionevole stimare l’esistenza di una “platea nascosta” di imprese che in circostanze diverse avrebbero già cessato l’attività.

Gaetano de Stefano