«Salerno da sempre presente nel mio destino di musicista»

Sergio Cammariere domani con il nuovo disco alla rassegna Modo jazz club «Il mio primo locale è stato il Cercopiteco e con me c’è ancora Ariano»

SALERNO. Ad un anno dall’uscita del suo ultimo disco, Sergio Cammariere domani (ore 22), presenterà il suo nuovo progetto nella rassegna del Modo Jazz club. Con lui sul palco gli storici “compagni di viaggio” Luca Bulgarelli, contrabbasso, e Amedeo Ariano, batteria, a cui si aggiungono, per questo evento, Max Ionata, sax tenore, e Aldo Bassi, tromba. In scaletta, buona parte dei 110 brani scritti, negli anni, dall’artista calabrese e qualche omaggio insolito e raro, tra cui quello a Joe Zawinul.

Il suo sesto progetto è un disco omonimo: un nuovo esordio? «Più che altro un giro di boa, una tappa cruciale del mio percorso ventennale. Ho cambiato etichetta discografica e ne ho approfittato per un riepilogo di ciò che ho fatto».

È già al lavoro per un nuovo album? «Con Roberto Kunstler (paroliere italiano da anni suo collaboratore), stiamo già scrivendo nuove canzoni. Nel frattempo seguo altri progetti: ho scritto la colonna sonora di “Teresa la ladra”, piece teatrale di Mariangela D’Abbraccio liberamente tratta dal volume di Dacia Maraini; ne verrà presentata a Torino un’edizione in formato libro + disco. Poi ho scritto la colonna sonora per la miniserie “Tiberio Mitri”».

Un ritorno alle origini? Lei ha iniziato proprio come compositore di colonne sonore. «Esattamente, anche se già all’epoca scrivevo canzoni, ma le cantavano altri: Paola Turci, Gegè Telesforo, Francesca Schiavo. Ero semisconosciuto, mi esprimevo attraverso il cinema, poi ho avuto l’esigenza di presentarmi front line, precisamente quando sono stato accolto nella It, la casa discografica di Vincenzo Micocci, maestro di De Gregori, Venditti, Rino Gaetano».

Quest’ultimo era suo cugino. Avete mai pensato di fare qualcosa insieme? «Entrai nella It che lui era scomparso, purtroppo. Da lì uscivano sempre nuovi cantautori. Era il periodo della nascente scuola romana: Britti, Fabi, Gazzè. Tra loro, un mio coetaneo è Luca Barbarossa: insieme suonavamo nei club quando nessuno ancora ci conosceva».

A Salerno suonerà con uno dei suoi più longevi compagni di palco, il salernitano Amedeo Ariano. «Il mio destino è sempre stato, sul palco, al fianco di musicisti salernitani. Negli anni ’80 ero nell’orchestra di Arbore e con me c’erano il bassista Dario Deidda, immenso, e il mio caro amico Jerry Popolo, e con Ariano suono insieme dal ’99. Quando nel ’97 vinsi il Premio Tenco ed ebbi l’opportunità di esibirmi nei locali, Il Cercopiteco fu la mia prima tappa. Ora ho in testa un nuovo progetto, aggiungere gli archi alla mia formazione, e quando sarà pronto ripartirò da Salerno».

Alessandra De Vita

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