L'inchiesta

Salerno: Crescent processo da rifare

Cambia il presidente del collegio, le difese chiederanno di risentire i testi

SALERNO. Rischia un passo indietro di quasi due anni il processo sul Crescent che vede imputati l’ex sindaco Vincenzo De Luca e altre ventuno persone tra tecnici, politici e imprenditori. Ieri mattina il giudice Vincenzo Siani, presidente della seconda sezione penale e del collegio giudicante, ha ufficializzato in aula il suo saluto al Tribunale di Salerno per entrare a far parte, prima della fine dell’anno, dell’organico della Corte di Cassazione. A questo punto per il dibattimento si apre un bivio: se tutti i difensori acconsentono all’acquisizione di quanto è già stato fatto, il cronoprogramma delle udienze proseguirà come previsto; se invece anche uno solo degli avvocati non presterà il consenso, i testi dovranno tornare in aula e si tornerà di fatto al febbraio dello scorso anno, quando il processo è cominciato. Le riserve saranno sciolte il 26 gennaio, data in cui è stata fissata la prossima udienza, ma tutte le indiscrezioni lasciano propendere per il secondo orientamento, quello che riporterà indietro le lancette del processo.

Per gennaio sarà anche chiaro chi sarà il nuovo presidente del collegio. Nei giorni scorsi la quinta commissione del Csm ha indicato all’unanimità i nomi per le presidenze delle sezioni scoperte a Salerno, sottoponendoli al plenum del Consiglio della magistratura che dovrebbe pronunciarsi nelle prossime settimane. I nomi sono quelli della giudice Mariella Montefusco del Tribunale di Napoli e dei colleghi salernitani Vincenzo Pellegrino e Lucia Casale; sarà poi un interpello del presidente del Tribunale, Giovanni Pentagallo, a stabilire quali presidenze saranno assegnate per prime e a chi. Intanto il processo sull’emiciclo di Bofill resta in una fase di stasi, dopo che nei mesi scorsi sono sfilati sul banco dei testimoni consulenti e imprenditori. I capi d’imputazione vanno dalla lottizzazione abusiva all’abuso d’ufficio e al falso ideologico, di cui risponde De Luca. Il presidente della Regione è accusato tra l’altro di avere mentito due volte per ottenere la sdemanializzazione dell’area, dichiarando che serviva per un’opera pubblica.

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