FRA ATTESE E BUROCRAZIA

Salerno, casa rifugio per le donne: il via libera dopo tre anni

La provincia è “maglia nera” per i centri di assistenza alle vittime di violenza

SALERNO - Salerno e la sua provincia sono ultime nella classifica sulla presenza di case di accoglienza per donne vittime di violenza, soprattutto in rapporto alla portata complessiva del fenomeno. A infilare la maglia nera al Salernitano è un report trasmesso all’Amministrazione del capoluogo dall’Osservatorio sulla violenza dal quale emerge una carenza di strutture per le donne vittime di abusi e maltrattamenti. Eppure, i casi di violenza e di omicidi di donne sono crescenti nella provincia e offrire alle vittime un’alternativa abitativa è il primo - fondamentale - passo per sottrarle proprio alle molestie e ai soprusi. In realtà, il Comune di Salerno, come si legge negli atti «ha dimostrato la propria disponibilità a garantire l’istituzione di una casa di accoglienza per donne vittime di violenza ».

Un nobile e importante intento, tanto che sono stati impegnati anche dei fondi per lo scopo. Peccato che dal 2019, anno a cui risale i decreto dirigenziale della Regione che impegna la somma a favore del Comune, non è mai stato realizzato alcun centro di accoglienze per le donne che subiscono violenza. Solo ora, infatti, viene avviata la procedura di gara per l’affidamento del servizio di gestione della casa rifugio. L’avviso di gara sarà pubblicato all’Albo Pretorio on line del Comune di Salerno (capofila dell’Ambito del Piano di Zona) e sui siti internet istituzionali e la presentazione delle manifestazioni di interesse con l’offerta per il servizio di gestione dovrà essere inviata entro il ventesimo giorno dalla pubblicazione della gara sul mercato elettronico della pubblica amministrazione.

L’importo dell’appalto è di poco meno di 200mila euro e il centro di accoglienza sarà all’interno del condominio parte del patrimonio sequestrato nel 1996 a Pasquale Cifuni . In particolare, stando al progetto che il Comune di Salerno coltiva da almeno tre anni, gli spazi che dovranno essere occupati dalla casa di accoglienza per le donne vittime di maltrattamento si trovano al secondo e al terzo piano di uno stabile in via Santo Spirito, in località San Nicola di Ogliara. All’epoca, a seguito di un’operazione della Guardia di Finanza, vennero sequestrati al Cifuni (accusato di usura) un bar, una gioielleria, un centro di odontostomatologia, appartamenti, terreni e quote societarie per un totale di circa 50 miliardi delle vecchie lire. Un’operazione storica: si trattò del secondo caso in Italia di confisca di beni per usura.

L’operazione fu possibile grazie alla promulgazione, nel marzo di quello stesso anno, della legge che prevedeva l’acquisizione da parte dello Stato - di beni che - da quel momento - potevano essere utilizzati per scopi di utilità sociale. All’epoca del sequestro dei beni, Cifuni, nato a Nocera Inferiore, aveva 62 anni e interessi ramificati anche nel capoluogo. Attraverso le indagini e i successivi riscontri operativi, avvalorati anche dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, si arrivò all’operazione del sequestro del bene che nel 2000 fu affidato al Comune di Salerno. Adesso, a tre anni dall’assegnazione dei fondi, a Salerno sarà avviata una casa rifugio per le donne vittima di violenze. Che proverà a cancellare la triste “maglia nera” dell’intera provincia.

Eleonora Tedesco