IL DOSSIER

Salerno, business riciclaggio: il virus ci porta “al top”

Primato campano sulle altre regioni per segnalazione di operazioni sospette. Nel Salernitano le denunce sono aumentate 

SALERNO - È la Campania la prima regione in Italia per segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio. Tra le province, Salerno è al trentesimo posto, con un aumento del 16,1%. Dati preoccupanti emergono dal report della Cgia di Mestre sulle segnalazioni all’Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia sul sospetto impiego di capitali sporchi da parte della criminalità, che sempre più s’insinuano nelle piccole e medie imprese. La criminalità italiana ha lo stesso Pil della Grecia, e spesso lo reinveste nelle aziende in difficoltà. Le operazioni economico- finanziarie sospette sono state denunciate all’Uif dagli intermediari finanziari: istituti di credito, uffici postali, notai, commercialisti, gestori di sale giochi, società finanziarie, assicurazioni ed altri soggetti. Segnalati sospetti bonifici nazionali, money transfer e transazioni in contanti. Tra il 2009 ed il 2019 le segnalazioni sono aumentate di oltre il 400%, passando da 21.066 alla quota record di 105.789: di queste, il 99,1% ha scoperto operazioni di riciclaggio.

I dati del boom. «Nel 2019 - sottolineano dall’uffici studi della Cgia di Mestre - sono state segnalate all’Uif oltre 105mila operazioni sospette di riciclaggio: record mai toccato prima. Presunti illeciti compiuti in massima parte da organizzazioni criminali che cercano di reinvestire in aziende o settori puliti i proventi economici derivanti da operazioni illegali. Nel primo quadrimestre 2020, inoltre, la Uif ha ricevuto 35.927 segnalazioni, con un incremento del 6,3% rispetto allo stesso periodo del 2019». In pratica, con il lockdown sono aumentate i tentativi di infiltrazione e la situazione potrebbe peggiorare da ottobre in poi quando molte aziende della ristorazione e alberghiere salteranno a causa dell’emergenza Covid. «Secondo una nostra stima su dati della Banca d’Italia - dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo - ammonta a circa 170 miliardi di euro l’anno il fatturato ascrivibile all’economia criminale presente in Italia: è come il Pil della Grecia». Dati preoccupanti, visto che non includono i proventi economici di furti, rapine, usura ed estorsioni, come il contrabbando, il traffico di armi, le scommesse clandestine, lo smaltimento illegale dei rifiuti, il gioco d’azzardo, la ricettazione, la prostituzione e la vendita di sostanze stupefacenti, ma solo da transazioni illecite caratterizzate dall’accordo tra un venditore e l’acquirente.

Il primato campano. A detenere il record in Italia per segnalazioni è la Campania, con 222,8 segnalazioni ogni 100mila abitanti, seguita dalla Lombardia con 208,1 e la Liguria con 185,3. Le realtà meno interessate dal fenomeno sono state l’Abruzzo, l’Umbria e la Sardegna. Tra i maggiori incrementi di denunce rispetto al 2018, Sicilia (+26,3%), Molise (+23,8%) e la Basilicata (+17,4%). La Campania ha visto un aumento del 6,1%.

Il dato salernitano. La provincia di Salerno è al 30esimo posto in Italia, con 167,6 segnalazioni ogni 100mila abitanti, (di poco al di sotto della media nazionale, che è pari a 175,3): il 16,1% in più rispetto allo scorso anno. Se Prato è la provincia messa peggio in Italia (344,6 è il suo coefficiente), seguita da quella di Milano (337,1) e Imperia (275,9), Napoli si piazza al quarto posto nella triste classifica, a quota 270,7 (+4,6%); Caserta (a 209,4) è al settimo, con un +2%. La provincia di Avellino con 126 segnalazioni ogni 100mila abitanti) è al 73esimo posto, con un incremento rispetto al 2019 del 7,8%, mentre il Beneventano è al 98esimo, con 100 segnalazioni per lo stesso campione ma con un preoccupante +20% rispetto al 2019.

L’analisi decennale. Tra giugno del 2011 e lo stesso mese di quest’anno, le aziende italiane hanno subito una stretta creditizia pari a 250,5 miliardi di euro (-27%). Se nelle realtà economiche con più di 20 addetti la riduzione è stata pari a 196,7 miliardi (-26,1%), nelle piccolissime attività con meno di 20 addetti la diminuzione è stata di 53,8 miliardi (-30,8%). Secondo l’Ufficio studi della Cgia, vista questa contrazione creditizia, tanti imprenditori, soprattutto piccoli, si sono rivolti a coloro che potevano erogare del credito con una certa facilità. «È evidente dice il segretario della Cgia Renato Mason - che le organizzazioni che gestiscono queste attività criminali hanno la necessità di reinvestire i proventi nell’economia legale. Ed è molto importante che, in sede di controllo, le autorità preposte siano in grado di distinguere bene il capitale dell’azienda da quello di provenienza sospetta, al fine di evitare commistioni che potrebbero generare, in fase di istruttoria, dei pericolosi fraintendimenti. Il boom di denunce avvenute tra il 2009 e il 2019, comunque, è un segnale molto preoccupante. Abbiamo il sospetto che l’aumento delle segnalazioni registrato in questi ultimi anni dimostri che l’economia criminale è l’unico settore, in tutto il Paese, che non ha risentito della crisi».

Salvatore De Napoli