OPERAZIONE TORTUGA

Salerno, blitz al porto: fagioli, tavolette e statue: 50 furti in 2 mesi

La complicità tra funzionari, spedizionieri e operai nel saccheggio ai container

SALERNO - Dai teli per il mare alle camicie, dalle tavolette per il water alle statue di legno, ai capi di abbigliamento e accessori. E per finire a tanta frutta e legumi. Sono una cinquantina i “prelievi” di beni portati via dai container messe in campo, direttamente o alla loro presenza, da alcuni funzionari della locale Agenzia delle Dogane, spedizionieri e altro personale autorizzati ad entrare negli spazi doganali del porto di Salerno e coinvolti nell’inchiesta “Tortuga”. Tutto questo in solo due mesi di indagine della guardia di finanza. I casi di peculato per la maggior parte sono stati filmati nell’area verifiche dello scalo marittimo salernitano, alcuni sono supportati da intercettazioni telefoniche e perfino da riscontri dei finanzieri della compagnia Porto che sottoponevano a controllo gli indagati.

Emblematica è la vicenda che riguarda due funzionari indagati e ruota attorno ad alcune confezioni di teli da mare della Pier Cardin. In una telefonata, intercettata dai finanzieri, uno dei funzionari doganali dice a un collega: «Vedi con gli asciugamani in macchina… te li puoi mettere nello zaino... no, non ci vanno. Ma stai con lo scooter?». Il collega risponde di si e l’altro replica: «Ma non tieni il bauletto? ». Vista la risposta negativa gli conferma che li lascerà in auto. Gli stessi funzionari sembrano preoccupati per il conteggio errato dei colli trasportati nel container che risultano ad una seconda conta inferiore. Passa del tempo e il collega ancora non ha ritirato gli asciugamani: «Mia moglie li ha visti dentro la macchina.., dice ma queste sono nostre?». Ma il ritiro non avviene e il destinatario va in vacanza e lascia i cartoni nella vettura dell’amico. Dopo qualche giorno, i teli mare sono ancora nell’auto del primo funzionario doganale che viene fermato e controllato dai finanzieri.

La maggior parte delle intercettazioni sono videoriprese eseguite dalla guardia di finanza allo scalo commerciale e negli uffici doganali. C’è il caso delle tende e degli strofinacci, del funzionario doganale che rimane lontano dal container, senza visionare la merce. Il sigillo al contenitore lo rimuove lo spedizioniere che preleva dall’interno un cartone e lo consegna al pubblico ufficiale. Quest’ultimo, a sua volta, seleziona il contenuto e prende tre tende e due strofinacci da cucina e le porta via. Altre due tende vanno a un ausiliario e uno strofinaccio all’operaio della ditta. Dall’attività investigativa emerge che maggiore è il “grado” del controllore, nelle vesti di pubblico ufficiale, maggiore è la sua prebenda nella spartizione della merce. In un caso, alla presenza di un doganiere, due operai si sono portati via delle sedie pieghevoli che erano in un trailer sbarcato a Salerno. Simile situazione anche per la sparizione di statuette in ceramica, i copriletto in cotone o delle borse della Timberland.

E poi c’è il caso della tavoletta per coprire il water. In altri episodi oggetto di indagine come questi, i pubblici funzionari assistevano senza colpo ferire alla sparizione di sacchi di mandorle e altre derrate alimentari, che finivano nelle mani di assistenti doganalisti, operai e spedizionieri. In altri, ad appropriarsi della merce erano gli ispettori fitosanitari, come accaduto più volte con buste di fagioli secchi o arachidi prese da un carico e sempre senza che il funzionario doganale muovesse un dito per fermare le ruberie. Insomma, emerge una situazione di violazioni e furti frutto del tacito compromesso tra funzionari pubblici, spedizionieri e operai, che si dividevano il provento della merce rubata o assistevano al saccheggio senza per nulla intervenire che lo facessero altri.

(s.d.n.)