I VELENI IN CONSIGLIO

Salerno, accuse e astensioni: il Palazzo nel caos

L’assise ha allargato le divisioni in maggioranza: ira sulla Adinolfi, la Figliolia alza la voce. Fusandola, in 4 non votano

SALERNO - Questa volta erano tutti puntuali: alle 9.30 spaccate i consiglieri di maggioranza erano tutti schierati al loro posto, pronti a dare un’immagine di unità sbiadita dal grande caos del Consiglio comunale di lunedì sciolto per la mancanza dl numero legale. C’erano proprio tutti, anche i sospetti “malpancisti”, perché bisognava essere compatti. Ma qualcosa è andato terribilmente storto perché nel corso della seduta fiume del Consiglio comunale è emerso tutto lo “scollamento” che esiste tra sindaco, assessori, consiglieri e dirigenti.

Il caso Adinolfi. L’opposizione non è stata a guardare. Anzi, ha colpito appena è stato mostrato il fianco. È il fuoco incrociato di interventi di Antonio Cammarota , Catello Lambiase , Claudia Pecoraro e Roberto Celano a “inchiodare” letteralmente l’assessore al Bilancio, Paola Adinolfi , alla sua poltrona negandole di andare via per non precisati motivi personali. Tanto da costringere il sindaco Vincenzo Napoli a una lunga reprimenda alla componente della sua squadra. «Stiamo discutendo ben sette punti legati al bilancio, lei stessa ha accettato di fissare la seduta in via d’urgenza a questa giornata e ora vuole andare via. È uno sgarbo innanzitutto verso i cittadini che le pagano lo stipendio », le fa notare la consigliera pentastellata Pecoraro dopo che Cammarota aveva aperto il varco. L’assessore, in realtà, aveva provato a liquidare la discussione relazionando su ben sette punti all’ordine del giorno con un unico intervento, convinta di poter poi lasciare l’Aula. Invece, come le ha fatto notare anche con una certa fermezza il primo cittadino, sarebbe dovuta restare. E lei, tra l’imbarazzo dei colleghi di giunta e l’irritazione dei consiglieri, resta fino al termine degli interventi: una risposta sintetica prima di dileguarsi. Imbarazzo che emerge nel corso del dettagliatissimo intervento, su ciascuno dei punti economici in discussione, della consigliera

Elisabetta Barone a cui risponde alternando occhiatacce a sorrisi di circostanza. Alla fine, il bersaglio dei quesiti, dei problemi e dei dubbi di consiglieri e di assessori che si alternano per parlare con lui diventa il dirigente del settore Ragioneria, Raffaele Lupacchini , ormai lasciato solo mentre l’onere di rispondere in Aula all’opposizione resta al presidente della commissione Bilancio, Fabio Polverino , che non avrebbe voluto intervenire proprio per non far perdere altro tempo all’assessore. Ma poi è costretto parlare sotto l’incalzare dell’opposizione che chiede risposte.

I “nuovi leader” e le astensioni sul Fusandola. Finalmente si arriva alla votazione. Ma proprio quando “l’incidente” Adinolfi sembra essere archiviato, si consuma un nuovo colpo di scena. La consigliera di “Popolari e Moderati”, Barbara Figliolia , chiede di intervenire rispetto all’approvazione dei debiti fuori bilancio e, intercettando argomentazioni subito cavalcate dall’opposizione, fa sapere che avrebbe votato di sì «solo per coerenza politica e per senso di responsabilità. La prossima volta farei fatica a rivotare allo stesso modo». Parole che sono suonate come musica per l’opposizione che hanno fatto proprie le critiche della Figliolia, offrendole un imprevedibile ruolo di nuovo “leader dell’opposizione”. Anche perché non è la prima volta che la consigliera vota per coerenza e non per convinzione. E i socialisti, a questo punto, non stanno a guardare: il capogruppo Filomeno Di Popolo interviene per vincolare il sì ai debiti fuori bilancio a patto di una task force dei vigili sui risarcimenti danno per le cadute in strada. Al di là dei distinguo - più o meno prevedibili - la votazione sui provvedimenti economici, nei numeri, restituisce una maggioranza compatta. Uniformità alla linea dettata che, invece, si è sfaldata contro la mozione (presentata da Fratelli d’Italia) sulla legittimità della deviazione del fiume Fusandola. Perché mentre negli interventi è stata l’opposizione a far registrare delle divisioni, alla prova del voto, in maggioranza ci sono state ben quattro astensioni: oltre alla Figliolia, anche Horace di Carlo , Tea Siano e Vittoria Cosentino rispondono in controtendenza dall’indicazione di voto contrario.