Salerno, a San Domenico è festa per don Franco

Fedullo festeggia il 33esimo anniversario dell’ordinazione del sacerdote. Commozione e allegria in canonica dopo la messa

SALERNO. Dal 2000 è il perno attorno al quale gira compatta la comunità religiosa di Santa Maria della Porta e San Domenico, parrocchia che ha il suo centro spirituale nella suggestiva chiesetta in largo San Tommaso D’Aquino, proprio alle spalle della cattedrale di Salerno.

Poco più che sessantenne, Don Franco Fedullo, “Stellons” per i suoi affezionati parrocchiani, ieri l’altro ha festeggiato i suoi “primi” 33 anni di sacerdozio e così, dopo la consueta messa delle 19, il sacerdote ha accolto i suoi amici nel salone della canonica che le signore della parrocchia hanno provveduto a riempire di ogni più gustoso manicaretto.

La celebrazione. Emozionato e sorridente, don Franco dall’altare, durante l’omelia, ha ricordato alcuni episodi salienti della sua ordinazione: «Trentatré anni fa, oggi era la vigilia del Sacro Cuore e io scelsi questa data sia perché il cuore è il simbolo dell’amore grande, paterno e misericordioso di Dio, la rivelazione più grande, sia perché tanti paesi, come la Francia, la Spagna e il Messico, l’avevano scelto come vessillo del desiderio di rivolta contro le ingiustizie. Ebbi la grazia e l’onore di essere ordinato dal vescovo Gaetano Pollio, persona eccezionale e buonissima che venne incarcerato e torturato in Cina dove nei suoi sei mesi di reclusione riuscì a celebrare la messa in modo clandestino per ben 52 volte».

Poi il ricordo che in qualche modo ha illuminato la sua strada: «Durante l’ordinazione, avvenuta nella chiesa di San Pietro in Camerellis, quando mi inginocchiai ai piedi dell’altare feci caso alla presenza di bassorilievo che ritraeva un pellicano...». È stato, infatti, proprio questo simbolo eucaristico a ispirarlo, poi, nella creazione dell’associazione che ha dato vita al centro per la vita, che da circa vent’anni si occupa di dare assistenza e aiuti di ogni genere alle madri in difficoltà, anche nelle situazioni più delicate, per evitare che ricorrano all’aborto come estrema soluzione ai loro problemi.

La festa. Rustici, pizzette e torte golose per festeggiare in allegria don Franco che da ormai 16 anni guida la parrocchia di San Domenico con dedizione, passione e coraggio. «Conosco don Franco da tantissimi anni, eravamo colleghi all’università ma dopo la laurea l’ho perso di vista – ricorda il musicista salernitano Marino Cogliani ai primi banchi durante la messa di giovedì sera – l’ho poi ritrovato sacerdote, e, a mio avviso, un santo sacerdote ossia un sacerdote secondo il cuore di Dio, innamorato della fede, del Signore, di Maria, fedele al suo ministero in cui crede profondamente. Ha sempre una parola giusta durante l’omelia, celebra con una liturgia sobria molto bella, perché la litiurgia non deve avere personalismi ed è vicino alle persone e amato dalla sua gente e da tanti confratelli». In chiesa, e poi nel salone delle feste tanti giovani; tra di loro Mariano Fabio: «Don Franco è la persona che ha tradotto gli ideali nel reale. Quello che ha sempre pensato fosse giusto lo ha messo in pratica. Era un forte esempio di convinzione contro l’aborto e ha tradotto questo suo pensiero nell’aiutare a salvare i bambini; è stato sempre vicino ai giovani e ha tradotto questo nell’aiutarli a scoprire la fede, ha seguito le nostre passioni e ci ha aiutato a portarle avanti».

Per Donatella Ferraioli don Franco rappresenta la forza: «Mi ha battezzato quindi è nella mia vita da un sacco di tempo anche se non me lo ricordo. La cosa più bella di lui è il suo entusiasmo e il suo essere come una roccia nelle cose che fa. Quello in cui crede lo porta avanti con tutta la determinazione possibile senza farsi fermare da niente. Penso sia il suo più grande insegnamento».

La commozione del don. Queste parole hanno aperto il cuore al sacerdote nel giorno della sua festa: «A essere circondato da tanti amici di diverse generazioni è sempre una grande emozione che rinnova la gioia di quel giorno. È molto bello vedere tante persone che senza alcun obbligo si sentono di partecipare a questo anniversario». Prima da viceparroco di San Domenico – oltretutto anche la parrocchia di Acquamela di Baronissi che lo ospitò da giovane seminarista portava lo stesso nome – poi da parroco, don Franco è stato per decenni la guida spirituale di centinaia di giovani: «È assolutamente centrale l’attenzione alle nuove generazioni e in più in questa parrocchia c’è una tradizione antichissima di attenzione ai giovani quindi, come dire, siamo cresciuti dentro questa tradizione».

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