INDAGINE EURISPES

Salernitani tra i più tartassati in Italia

Città care, il capoluogo sul podio: ogni famiglia paga in media 7mila euro l’anno. Peggio solo Napoli e Reggio Calabria

SALERNO - Salerno è tra le città italiane dove i residenti pagano più tasse. Addirittura il capoluogo di provincia è sul podio nazionale, al terzo posto, dietro solo a Reggio Calabria e Napoli. È quanto emerge dall’analisi dell’Eurispes che ha preso in esame i balzelli locali. Ebbene a Salerno una famiglia media è costretta a tra l’ammontare complessivo di Irpef, Tasi, bollo auto, Tari e addizionali comunali e regionali all’Irpef ben 7mila 648 euro l’anno. Peggio di Salerno c’è solo Reggio Calabria (7mila 684 euro) e Napoli (7mila 658). Salerno, dunque, di conferma, a livello di balzelli, una delle città più care d’Italia. Un primato di cui i cittadini farebbero volentieri a meno, tenuto conto che sono costretti a pagare molto di più rispetto ai residenti in altre città d’Italia.

Più tasse al Sud. A conti fatti i cittadini residenti nel Mezzogiorno pagano più tasse rispetto ai loro connazionali del Centro- Nord. E questo in quanto, come evidenza Eurispes, lo Stato, investendovi meno soldi, costringe gli enti locali ad aumentare la pressione fiscale per garantire i servizi. Le ragioni della sproporzione, si legge nel rapporto, «risiedono nei più bassi quantitativi di spesa pubblica che lo Stato concede al Sud, rispetto a quelli che elargisce al Nord. Infatti, tale spesa pubblica negatagli dal governo centrale, in modo ininterrotto, sistematico e illegale induce gli Enti locali del Mezzogiorno ad aumentare le imposte ai propri cittadini, riuscendo, però, a soddisfare solo una piccolissima parte del bisogno di servizi a essi necessario ». In questo modo, precisa l'Eurispes, «i meridionali, oltre a godere di servizi e benefici di pessima qualità, e pur avendo in media già redditi decisamente più bassi rispetto ai loro concittadini del Nord, si ritrovano a dover pagare tasse molto più onerose rispetto a questi ultimi».

La sperequazione della spesa pubblica. C’è ancora un altro dato che va evidenziato: la sottrazione della spesa pubblica. In questo caso l’Eurispes metto in risalto come «dai dati ufficiali del Sistema dei Conti Pubblici Territoriali, nel 2016, per esempio, si spendano 15.062 euro pro capite al Centro-Nord e 12.040 euro pro capite al Mezzogiorno, mentre limitatamente alla sola Calabria se ne spendano addirittura 11.852». In altre parole «se già ciascun cittadino meridionale nel 2016 ha ricevuto in media 3.022 euro in meno rispetto a un suo connazionale del Centro-Nord, un calabrese ne ha ricevuti addirittura 3.210 in meno». Nell’ultimo anno disponibile, il 2017, si rileva poi l'imposizione di un’ulteriore riduzione della spesa pubblica media concessa al Mezzogiorno (dello 0,8%). Queste politiche economiche, «di cui negli ultimi tempi - scrive l'Eurispes - s’è resa responsabile soprattutto la Commissione Bicamerale per l’Attuazione del Federalismo Fiscale, oltre a comportare l’automatica maggiorazione delle tasse imposte dagli Enti locali meridionali, si traducono in una interminabile serie di servizi e diritti civili fondamentali regolarmente e sistematicamente negati ai cittadini del Sud Italia. E ciò paradossalmente in barba proprio, e anzitutto, al Federalismo fiscale.

Il caso Calabria. Emblematico il confronto fra Reggio Emilia e Reggio Calabria, dove alla prima che ha già molti più servizi è riconosciuto un fabbisogno standard di 139 milioni d'euro, mentre a Reggio Calabria, con meno servizi, di 104 milioni. Vale a dire, 35 milioni in meno, nonostante la stessa abbia 9mila abitanti in più (la prima ne ha 171mila e la seconda 180mila). Ancora, come spesa per la cultura, a Reggio Emilia sono riconosciuti 21 milioni di euro e a Reggio Calabria solo 4. Per l’istruzione, alla prima sono concessi 28 milioni e alla seconda 9. Riguardo l’edilizia abitativa, alla prima delle due città sono elargiti 54 milioni e alla seconda 8 appena. Per le politiche sociali (disabili inclusi), a Reggio Emilia sono riconosciuti circa 40 milioni e a Reggio Calabria 17. Nella città emiliana vi sono poi 60 asili pubblici, mentre nella seconda solo 3, peraltro realizzati e mantenuti non da finanziamenti dello Stato ma comunitari. E in particolare, per gli asili nido, Reggio Calabria riceve soltanto 59 euro pro capite l’anno, mentre Reggio Emilia 2.400 euro pro capite.

(g.d.s.)