VELENI TOMBATI

Salento, rifiuti interrati: è guerra sui dati Arpac

Il sindaco De Marco esulta: «Non sono radioattivi». Il senatore Castiello replica: «Indagine aperta e nuove prove»

SALENTO - È sui rifiuti sepolti ora scoppia la corsa all’esito anticipato delle analisi. E non mancano notizie ad effetto per ora non confermate da fonti ufficiali. Per primo ha parlato il sindaco Gabriele De Marco che, nella tarda mattinata di ieri, ha annunciato: «non ci sono rifiuti nocivi e pericolosi o addirittura radioattivi nel nostro Comune». Il riferimento, ovviamente, è alla discarica scoperta in località Piana. Quella dalla qualche sono emersi rifiuti speciali sotterrati una ventina di anni fa. La notizia non è stata condivisa dal senatore dei Cinquestelle, Francesco Castiello , che ha smorzato l’entusiasmo del primo cittadino di Salerno, ricordando che c’è ancora in atto un’indagine della procura di Vallo (il fascicolo è stato affidato al pm Vincenzo Palumbo ). E proprio ieri era attesa la testimonianza di un funzionario dell’Arpac. Incontro rinviato per concomitanti impegni del soggetto da sentire a sommarie informazioni testimoniali.

«Non comprendiamo come e perché, dall’ambito della polizia giudiziaria, sia stata disinvoltamente comunicata tale notizia al Comune di Salento, quando è ancora in corso l’istruttoria - dice il senatore Castiello - . Proprio in data odierna, infatti, il rappresentante dell’Arpac era stato convocato presso la Procura di Vallo per i necessari approfondimenti; incontro rinviato per un impedimento dello stesso dirigente dell’Arpac». Perché finora un dato certo c’è: l’indagine sui presunti veleni sotterrati in località Vallo Scalo, partita dalla denuncia sporta ai carabinieri, tra gli altri, dall’ex sindaco di Salento, Nicola Botti , è ancora aperta. Botti, da sempre in prima linea per battaglie ambientaliste, presentò un dossier sui rifiuti alla procura di Vallo della Lucania già nel 1995, ma la sua segnalazione sparì misteriosamente. Di sicuro il pericolo non è stato eliminato. «Rimane in ogni caso il pericolo di grave inquinamento - aggiunge il senatore Castiello - . Il percolato, derivante dai rifiuti sepolti da oltre 20 anni, è più che probabile che abbia raggiunto in profondità la falda acquifera, a meno di non voler credere alla “abrogazione” della legge di Newton, per cui il liquido anziché andar giù, venga su!».

Dopo il primo sondaggio fatto dagli escavatori inviati dalla Procura di Vallo, guidata dal procuratore Antonio Ricci , emersero dal sottosuolo alcuni fusti di colore azzurro e decine di sacchi di iuta di diverso colore, sui quali è riportato il brand di una “farms” (fattoria) del Michigan, negli States. Al centro dei sacchi c’è un fagiano racchiuso in un cerchio. È possibile si tratti di mangime, almeno in origine. Sull’origine dei rifiuti ha indagato l’Arpac ed il funzionario - come scrive il senatore Castiello - era atteso proprio dal pm Palumbo per conferire. Appuntamento rinviato per indisponibilità del tecnico dell’agenzia ambientale. «

Quel che è certo - prosegue Castiello - è che nei prossimi giorni forniremo alla Procura mezzi di prova documentale che legittimano forti dubbi e riserve sull’esattezza delle valutazioni dell’Arpac, rendendo necessarie adeguate verifiche istruttorie appropriate alla “sensibilità” degli interessi pubblici in gioco: ambiente e salute, tutelati dagli articoli 9 e 32 della Costituzione». L’inchiesta, dunque, procede e si spera possa chiarire, una volta per tutte, cos’è stato sepolto nel terreno in località Piana, in quei cinque ettari tra gli uliveti che, alla fine degli anni Novanta, quando sarebbero stati sepolti i rifiuti, era stato destinato alla costruzione di un impianto di lombricoltura. Iniziativa durata troppo poco tempo.

(m.l.)