Salasso euro, i dieci anni della moneta unica a Salerno

Raddoppiati i prezzi di prodotti alimentari, beni e servizi. Redditi cresciuti appena del 20 per cento. Si registra una crescita esponenziale dei costi che ogni famiglia salernitana ha dovuto affrontare in questi anni. Il calo del potere d’acquisto è enorme e lo conferma il fatto che non resta nulla per il risparmio

• A dieci anni dall’introduzione dell’euro (gennaio 2002), il bilancio parla chiaro: i prezzi al consumo di tutti i prodotti di uso quotidiano in provincia di Salerno sono più che raddoppiati. E’ cresciuto, ma molto meno, anche il reddito annuo pro capite disponibile per le famiglie.

• Deriva da questo la progressiva contrazione dei consumi da parte delle famiglie salernitane, che, in questi dieci anni, con la riduzione del potere d’acquisto del loro reddito, hanno dovuto imparare a non viaggiare più tanto spesso, ad attendere il periodom dei saldi per gli acquisti più impegnativi, o a rivolgersi alle offerte o ai discount per quanto riguardo la spesa alimentare.

• Generi alimentari. I dati storici dell’Istat e quelli dell’Osservatorio sui prezzi aiutano a rendere chiara la differenza tra il prima e il dopo l’introduzione della moneta unica. Basta prendere come esempio un carrello tipo di spesa quotidiana di una famiglia di quattro persone. Un chilo di pane, un litro di latte, pasta, mezzo chilo di carne, un po’ di frutta. Nel 2001 si spendevano 5.500 lire (compreso anche un chilo di mandarini, che, all’epoca, costavano 1.500 lire al chilo). Lo stesso paniere ora costa 5 euro e 30 centesimi. Più delle vecchie diecimila lire. In pratica, il doppio. Sfogliando, poi, l’elenco dei cosiddetti prodotti più ricercati, ovvero quelli che non si acquistano ogni giorno, come la carne e l’olio d’oliva, si nota che nel primo caso, almeno per la carne di manzo, l’aumento è stato piuttosto contenuto (da 11,54 a 12,58 euro al chilo), mentre nel secondo caso il boom del prezzo è stato impressionante, passando dai circa quattro euro di una lattina da un litro venduta nel 2011 agli attuali 6,50.

• Altre spese. Il primo segnale dell’aumento del costo della vita con l’introduzione dell’euro è arrivato dall’imprescindibile tazzina di caffè al bar: nelSalernitano fino al 2001 il prezzo era di mille lire (0,52 centesimi), ma immediatamente, con l’arrivo dell’euro, è scattato l’aumento a 60 centesimi, per via della "scomoditá" dei cosiddetti "piccolini", da dare come resto ai clienti. In questi dieci anni il caffè ha subito aumenti che variano - da bar a bar - dai 10 ai 15, fino ai 20 centesimi, arrivando a costare, quindi, quasi 1.600 lire. L’equivalente, su per giù, di una vecchia colazione con cappuccino e cornetto. Per non parlare del cinema, il cui prezzo del biglietto, in questi dieci anni, è raddoppiato, passando dalle cinquemila lire del 2001 agli attuali cinque euro (che, talvolta arrivano anche a sette). Stesso discorso per i capi di abbigliamento: se con la lira un jeans di una delle migliori case specializzate costava ottantamila lire, ora a meno di 100 euro non si riesce a trovare. Spese raddoppiate anche per la mobilitá, sia urbana che extraurbana, e per la sanitá tra visite specialistiche, ticket e farmaci.

• Redditi e consumi. Nel 2002, anno dell’introduzione della moneta unica, la provincia di Salerno registrava un reddito pro capite annuo di 13.864 euro, migliorando il risultato rispetto al 1995, anno in cui c’era ancora la lira. Nel 2008 il reddito medio pro capite era di 16.088 euro l’anno, poi è arrivato nel 2010 a 17.985 euro. L’aumento, quindi, è di 4mila euro circa (e cioè appena del 20 per cento circa) all’anno. Il 23 per cento circa del reddito, i salernitani lo spende per i consumi alimentari (circa quattromila euro l’anno), mentre il restante 77 per cento è destinato ad affrontare le altre spese. Nessuno spazio, quindi, per il risparmio.
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