IL PARADOSSO

Sala Consilina, carcere chiuso ma i costi aumentano

La corte di Appello di Potenza chiede la riapertura: mancano i fondi per poter raggiungere i penitenziari di tre regioni

SALA CONSILINA - Anche la Corte di Appello di Potenza chiede la riapertura della casa circondariale di Sala Consilina, chiusa ormai da quasi 5 anni con un decreto ministeriale dell’allora Guardasigilli Andrea Orlando perché ritenuta non economicamente conveniente per le dimensioni potendo accogliere meno di 50 detenuti. Il Tribunale di Lagonegro, che ha competenza territoriale anche sull’ex circondario del Tribunale di Sala Consilina, chiuso nel 2013 ed accorpato al tribunale lucano, si ritrova da 5 anni con un bacino di utenza di decine di migliaia di persone e senza un carcere. A mettere nero su bianco la situazione critica è Rosa Patrizia Sinisi , Presidente della Corte di Appello di Potenza, che nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2020 ha messo in evidenza tra le criticità del suo distretto quella relativa alla mancanza di istituti di pena nelle vicinanze del Tribunale di Lagonegro. «Ciò - si legge nella relazione - è motivo di criticità per la gestione dei processi soprattutto in fase di convalida dell’arresto e la scarsa disponibilità di carburante per l’autovettura di servizio necessaria per raggiungere i luoghi di detenzione».

La Sinisi ripercorre anche quelle che sono stati le azioni messe in campo negli ultimi anni tese ad ottenere la riapertura del carcere di via Gioberti: «L’amministrazione comunale di Sala Consilina ha impugnato avanti al giudice amministrativo il provvedimento ministeriale, per cui vi è stata una conferenza di servizi sul tema tenutasi a Roma nell’ottobre 2018 presso il Dap e a tutt’oggi non constano determinazioni ministeriali». Il silenzio del Dap. Il silenzio da parte del Dap per la Corte di Appello «è eloquente - scrive il Presidente Sinisi - nel senso del rigetto della proposta, pur essendo una esigenza concreta non solo per avvocati, magistrati e personale amministrativo, ma soprattutto per i detenuti e i loro familiari che hanno diritto ad essere ristretti vicino ai luoghi di residenza. Invece nel circondario di Lagonegro si è costretti a ricorrere alla detenzione nel carcere di Castrovillari, in regione Calabria, in quello di Salerno, in regione Campania, o in quello di Potenza, con notevoli disagi per magistrati, cancellieri, con rilevante dispendio economico per tutti e disagi in caso di convalida di arresto o fermo». In parole povere la chiusura del carcere, necessaria secondo il Ministero della Giustizia per ragioni di economicità, ha comportato un taglio dei costi ma allo stesso tempo il costo del risparmio si è paradossalmente trasformato in un aumento delle spese per poter consentire ai magistrati di poter svolgere la loro attività con tutti i disagi che conseguono al fatto di essere costretti a spostarsi tra le carceri di 3 regioni: Basilicata, Campania e Calabria. La vicenda giudiziaria. Formalmente il carcere di Sala Consilina non è chiuso perché la giustizia amministrativa ha ritenuto illegittimo il provvedimento del Ministero della Giustizia per non aver coinvolto il Comune di Sala Consilina e l’Ordine degli Avvocati di Lagonegro nel procedimento che poi ha portato al decreto di chiusura. Ad ottobre del 2016 il Tar aveva accolto il ricorso dell’Amministrazione Comunale ed annullato il Decreto del Ministero della Giustizia ritenendo che lo stesso avesse violato il principio fondamentale della territorialità dell’esecuzione penale previsto da una serie di leggi che regolano l’ordinamento penitenziario ed inoltre non era stata tenuta in considerazione la circostanza della unicità del carcere di Sala Consilina, anche nel circondario del Tribunale di Lagonegro.

Il Ministero della Giustizia si era appellato al Consiglio di Stato che nel 2017 aveva ritenuto illegittima la procedura adottata ed imposto al Dicastero di via Arenula di convocare una conferenza dei servizi coinvolgendo anche il Comune di Sala Consilina e l’Ordine degli Avvocati e poi decidere se chiudere o meno la struttura penitenziaria. In sede di conferenza di servizi il Comune aveva presentato un progetto con cui sarebbe stato possibile con una spesa di 220mila euro portare a 51 posti la capienza della casa circondariale, La conferenza si è conclusa un anno e mezzo fa, nel settembre del 2018, ma da allora non è stata ancora presa alcuna decisione in merito alle sorti del carcere che nel frattempo, abbandonato a se stesso, sta iniziando a cadere a pezzi.

Erminio Cioffi