IL FATTO

Sacco, la minaccia al sindaco: «Ti squartiamo»

Telefonata anonima nella notte a Latempa: «Non ho dato fastidio a nessuno, lavoro per il paese»

SACCO - «Poco fa ho ricevuto alcune chiamate anonime con minacce e offese da un gruppo di persone in evidente stato di alterazione psicofisica. Mi rivolgerò alla Procura ed al prefetto: non mi farò intimidire da minacce e offese anonime, ma è grave che qualcuno si permetta nel cuore della notte di minacciare un sindaco di morte. A Sacco si è passato il segno...». Il caos dell’ultima notte viene annunciato così, a mezzo social, da Franco Latempa : il sindaco di Sacco, insegnante residente a Battipaglia, ha voluto rendere i noti i fatti con un post in cui ha dettagliato le minacce ricevute nelle scorse ore.

«Sto per andare dai carabinieri a sporgere denuncia, poi chiederò al prefetto di essere ascoltato», racconta al telefono. Una notte travagliata la sua: «Il numero era anonimo. Ma ho parenti americani che, causa fuso orario e per loro convenienze di tariffe, chiamano anche di notte. Non ho risposto la prima volta, ma di fronte alle insistenze ho ceduto», la genesi della vicenda che ha visto protagonista il primo cittadino di Sacco. «Più soggetti, mi sono parsi dei giovani, si passavano il telefono e proferivano parole. Mi intimavano di non farmi più vedere al paese, che se qualora avessi continuato a farlo mi avrebbero squartato», spiega con sgomento Latempa. «Non c’è stato alcun cenno a fatti specifici. Poi che interessi vuoi che ci siano nel nostro piccolo paese?», l’interrogativo. Segue un accenno alle condizioni socio ambientali che si fanno sempre più difficili nei piccoli centri dell’area interna della provincia di Salerno che non sono più le cartoline poetiche del passato anche recente.

«Eh sì i tempi del Covid, il lockdown che per noi è stata una quarantena forzata nella nostra piccola realtà, hanno aggravato i rancori. Quello collettivo è andato ad aumentare i risentimenti più privati». Sociologia a parte, Latempa si dice sicuro di non aver pestato piedi o fatto azioni che potrebbero aver dato fastidio: «So solo che mi sto spendendo per il mio paese, e ho cominciato ripristinando una corsa del bus per Salerno. Avete idea di come stiamo messi? - racconta - . Poi mi sento nelle orecchie quei discorsi che mi invitano a lasciare le cose come stanno, si è fatto sempre così mi dicono, perché vuoi cambiare. Più che accuse specifiche si tratta di un venticello». Qualche episodio simile è accaduto anche al sindaco della confinante Roscigno, Pino Palmieri . Arrivando a misteriosi incendi degli uliveti di famiglia.

Ad entrambi i primi cittadini arriva la solidarietà pubblica di Lucia Clemente , donna molto impegnata nella promozione culturale e consigliera comunale di opposizione a Palmieri: «Mettere la faccia in una busta e spedirla per posta o approfittare della notte per fare minacce sono azioni da vigliacchi. Rivolgo la mia solidarietà a Pino Palmieri e a Franco Latempa per quanto da loro subito». Per qualche strano meccanismo, più i paesi si spopolano, più chi resta tende comunque ad allontanarsi come comunità: vengono fuori rancori spesso dovuti al senso di solitudine, al non saper come trascorrere la giornata o il periodo invernale. Tutto può ripartire solo nel momento in cui si crea un forte senso di comunità e questo si ricostruisce intorno ai simboli che la rappresentano: il primo è proprio il sindaco. Segue il campanile e il santo protettore e, se c’è, un prodotto agricolo per farci una sagra. Qui dove il rapporto con il sindaco è diretto, il cittadino lo incontra al bar o sotto casa e i problemi si risolvono con la condivisione continua. A Franco Latempa continuano ad arrivare, con tutti i mezzi possibili, messaggi di solidarietà e l’invito ad andare avanti. Chiunque siano gli autori delle minacce queste non solo non lo intimidiscono ma lo rafforzano.

Oreste Mottola