S. Matteo: soste e giravolte C’è il sigillo del vescovo

La lettera di Moretti: alla processione del Patrono spazio alla tradizione “Le statue dovranno ruotare per permettere ai fedeli di vedere il volto dei santi”

Lunedì scorso lo aveva anticipato l’Ufficio per le comunicazioni sociali della Curia: in merito alla processione di San Matteo 2015, l’Arcivescovo “prossimamente riferirà, con un messaggio all’Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno e alla Città di Salerno, programma e modalità dei festeggiamenti in onore del Santo Patrono”. E puntuale, ieri pomeriggio, quando nelle parrocchie ci si accingeva a celebrare i primi Vespri della tredicesima domenica del Tempo Ordinario, è arrivata l’annunciata lettera di monsignor Luigi Moretti. A ben vedere, però, rispetto alle anticipazioni date da “la Città” – il cui contenuto era stato definito dall’Ufficio di Curia “privo di ogni fondamento” – il documento del pastore della Chiesa salernitana rappresenta la bolla di conferma di quanto scritto nei giorni scorsi. La lettera di Moretti è stata pubblicata sulla home page del sito dell’Arcidiocesi mentre in un’altra sezione è ancora reperibile il documento “Evangelizzare la pietà popolare” con cui erano state dettate regole stringenti per le processione. E lo stesso vescovo oggi afferma: “Insisto sulla necessità di evangelizzare la nostra tradizionale processione”. Insomma, secondo Moretti, la lettera si ponte in spirito di continuità con quanto scritto un anno e mezzo fa, eppure è evidente che qualche disposizione di quel documento è ormai carta straccia, con buona pace della perentorietà della formula con cui si concludeva: “Così e non altrimenti”.

Nella lettera pubblicata ieri, l’arcivescovo si rivolge, pur senza citarli mai, direttamente ai portatori delle statue e a quanti lo scorso anno lo hanno contestato, ai quali dice: “Non mi preoccupano le incomprensioni che ci sono state tra noi, ma mi muove il desiderio di costruire insieme un futuro di speranza che raccolga la preziosa eredità spirituale di San Matteo”. Ma l’ultimo documento è ben più di un’apertura ad elementi della tradizione: benché non dichiarato è, nei fatti, un dietrofront rispetto al rigore stabilito un anno fa.

Confermate le soste delle statue, ad eccezione – come anticipato dal nostro giornale – della “visita” alla Guardia di finanza, presso cui si recherà lo stesso arcivescovo nei giorni precedenti la festa di San Matteo, che delle Fiamme gialle è il patrono. Ci saranno, invece, le altre: quella in piazza Portanova, quella all’altezza di piazza Cavour e quella davanti al Municipio. In quest’ultimo caso è previsto esplicitamente – unica vera rottura con la tradizione – che la statua non venga portata nell’atrio di Palazzo di Città. Resterà, però, da capire cosa avverrà davvero se all’arrivo del Patrono le porte si spalancheranno, come già avvenuto nel settembre scorso.

Tutte le soste saranno accompagnate da un momento di preghiera: nel primo caso per il mondo della sofferenza e del volontariato; nel secondo per i lavoratori, in particolare quelli del mare, per i profughi e per i migranti; nel terzo per tutte le istituzioni. Con la speranza che stavolta non vengano coperte dai fischi di chi, un anno fa, accecato dalla protesta, non ebbe rispetto neppure dei momenti più solenni.

Ma è un altro il capitolo più controverso: quello delle giravolte delle statue dei santi. Il documento dell’ottobre 2013 – al punto 6, lettera d – stabiliva che erano da evitare. Invece, il 21 settembre prossimo si faranno. E precisamente: in cima alla scalinata monumentale del Duomo; all’inizio e alla fine della processione; all’incrocio di via Dei Principati; all’altezza di corso Vittorio Emanuele; all’incrocio di corso Garibaldi in prossimità delle Poste centrali; in piazza Largo Campo. Il motivo della legittimazione di quanto vietato lo scorso anno? “Consentire ai federli” di vedere “il volto” delle statue dei santi: come se diversamente non fosse possibile e, comunque, un “privilegio” concesso solo a quanti si troveranno nei punti stabiliti.

Ma la lettera con cui l’arcivescovo Moretti si rivolge ai fedeli non è solo una sconfessione della “linea dura” voluta lo scorso anno in ossequio ad un documento della Conferenza episcopale campana: rischia di essere anche una pietra tombale su una parte dell’inchiesta aperta dalla Procura di Salerno dopo gli episodi che si sono verificati lo scorso anno alla processione del Santo Patrono e che lo stesso monsignor Moretti ha definito “dolorosi”. Perché le giravolte non possono essere certo considerate un omaggio ad esponenti della criminalità organizzata se hanno la benedizione del vescovo.

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