Russo Spena detta la linea alla sinistra

Dalla strategia referendaria al progetto di una socialdemocrazia che ponga argine al governo Renzi

«È sicuramente una battaglia molto importante perché è una sfida sulla qualità della democrazia». Giovanni Russo Spena, leader di Rifodazione e membro del coordinamento nazionale “Democrazia costituzionale” ieri a Salerno con il segretario provinciale del Prc, Loredana Marino ha rilanciato l’importanza dei referendum in difesa della costituzione che il governo Renzi sta attuando «malgrado nel Paese ci siano temi più importanti da affrontare», ponendole come tema centrale «addirittura legando ad esso un plebiscito, azzardando sui termini in maniera cinica. Cosa che nessun grande leader di sinistra avrebbe invocato» e non solo «minacciando, in caso di sconfitta, di andare a casa e di fatto ricattando il governo di una possibile caduta». Ma il punto è «che è il governo a fare la riforma costituzionale, che invece è una prerogativa assoluta del Parlamento» passando da una Costituzione «scritta da gente come Terracini, De Gasperi, Iotti, Togliatti ad una casuale alleanza politica Boschi - Renzi - Verdini» non di certo “padri costituenti” rispetto ai nomi invece del cordinamento nazionale del “no” che annovera costituzionalisti del calibro di Rodotà, Ferrara, Zagrebelsky, Villoni, Bonsanti e lo stesso Spena, solo per citarne alcuni. Riforma, quella di Renzi, «che di fatto passa da una democrazia costituzionale organizzata ad una forma di autarchia, di democrazia oligarchica volendola nobilitare». Per questo motivo è partita una forte mobilitazione che è propedeutica anche al rilancio della stessa sinistra. «Quello che ci preoccupa molto è la formazione sociale. I partiti sono sempre più consigli d’amministrazione se non feudi massonici e la gente è sfiduciata, tant’è che in Italia abbiamo un alto tasso di astensionismo». Una responsabilità che in parte è anche della stessa sinistra «che ha avuto prima una visione statocratico, del tipo: quando andrò al potere aggiusterò io tutto dunque lasciate fare a me. Poi improvvisamente è crollato lo spirito democratico fondato sulle strutture intermedie: associazionismo, sindacati, partiti. Tre gambe senza le quali la democrazia non può funzionare». Per questo «Renzi non è forte, ma vive di una mancanza di alternativa. La destra non c’è più; i 5 stelle saranno anche onesti, ma ogni volta che vanno al potere combinano guai. Noi, nella nostra modestia, abbiamo avviato un ragionamento e anche grazie alla crisi a sinistra dello stesso Pd, credo che in Italia ci sia da colmare un vuoto. Costruire una forza socialdemocratica, ma coerente e di tipo europeo per ambire ad un primo obiettivo del 12-13%».

Ma per farlo è necessario «ricucire la frammentazione che speriamo di rafforzare con la strategia referendaria che non è solo quello del “no” ma anche su temi come il job act e la scuola con i quali usciremo a maggio». ©RIPRODUZIONE RISERVATA