LA STORIA

Roccadaspide, il paese dei “ribelli” e l’antica roccaforte

La vita del comuneruota intorno al castello: ma sono da vedere anche le chiese e il convento

ROCCADASPIDE - Che il paese sia stato fondato dai ribelli di Spartaco, intorno al 70 avanti Cristo, è una storia che si è diffusa soprattutto perché affascina. Fatto sta che Roccadaspide prese questo nome soltanto nel 1850, precedentemente conosciuta come Casavetere di Capaccio, San Nicola de Aspro sostituite, Rocca dell’Aspro e - solo infine dell’Aspide. Certo è che, la sua storia, si è svolta per larga parte attorno al suo antico castello, tutt’ora simbolo della città. Probabilmente esisteva già, costruito su una roccia granitica, una piccola roccaforte. Ma, è nel 1245, che Federico II fece iniziare la costruzione del castello vero e proprio: serviva a tenere sotto controllo tutta l’area. Oggi è uno dei castelli in miglior stato di conservazione di tutta la Campania.

Quarantaquattro stanze, cinque torri cilindriche e due quadrangolari. Prezioso e curato, rappresenta una vera perla. Di proprietà della famiglia Giuliani, è un bene privato che viene generosamente concesso a chi desidera visitarlo. Siamo nella Valle del Calore, una zona profondamente agricola riconosciuta per la produzione delle castagne e del noto Marrone di Roccadaspide, prodotto a Indicazione Geografica Tipica. È il Monte Vesole ad ospitare gran parte dei castagneti, seppure questo riconoscimento abbraccia un areale di ben 70 comuni del salernitano. A caratterizzarlo sono la dolcezza, la buccia sottile e la pezzatura grande. Seppure il centro storico è ancora in attesa di vivere una nuova primavera, questo borgo merita una visita attenta, sono tante le bellezze storiche che la caratterizzano oltre la natura che la circonda.

Da vedere la Chiesa della Santa Patrona Sinforosa, eretta nel 1450. Suggestiva la caratteristica processione detta dello “Scanno”, che ricorda l’intervento miracoloso della santa, la quale liberò il paese da una terribile invasione di cavallette. Bella anche la fontana dei delfini, così come la Chiesa del Carmine, in stile rococò, che ospita tele e tavole di pregevole fattura. Fate tappa anche alla Chiesa della Natività della Beata Maria Vergine, eretta nel Seicento. L’edificio a tre navate custodisce dipinti e la preziosa statua di Santa Sinforosa. Imponente è il portale di bronzo lavorato a bassorilievo. Il Convento di Sant’Antonio, invece, rispecchia a pieno l’ideale francescano di povertà e semplicità, nell’essenzialità delle strutture architettoniche. Infine, non per importanza, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie del 1495.

Antonella Petitti