Rocca, al via il processo sui fanghi tossici

ROCCAPIEMONTE. Riprenderà il 20 gennaio presso il Tribunale di Salerno, la fase dibattimentale del processo Chernobyl. Un percorso lungo che rischiava di andare in prescrizione e che vede al...

ROCCAPIEMONTE. Riprenderà il 20 gennaio presso il Tribunale di Salerno, la fase dibattimentale del processo Chernobyl.

Un percorso lungo che rischiava di andare in prescrizione e che vede al centro le indagini sui terreni del Vallo di Diano e Piana del Sele, iniziate a Santa Maria Capua Vetere con il pm Donato Ceglie, a danno del rocchese Gaetano Ferrentino. Questi figura tra tra i 38 imputati, per reato di traffico illecito di rifiuti e disastro ambientale.

Sarà ascoltato come teste dell’accusa, Raffaele Russo, il consulente che realizzò la perizia sui fanghi che entravano alla Sorieco, per accertarne la tossicità. Ferrentino, socio al 94 per cento e proprietario della Sorieco, impianto di compostaggio di Castelnuovo di Conza, è difeso dall’avvocato Giovanni Riccardi, mentre l’amministratore Sorieco, Giulio Ruggiero, è difeso dall’avvocato rocchese Roberto Lambiase e Marco De Scisciolo di Napoli. La prescrizione dei reati fu rifiutata dagli avvocati della difesa. L’accusa sosteneva che Ferrentino utilizzasse fanghi tossici. L’impianto di Ferrentino produceva il compost.

L’iter di lavorazione dei fanghi prevede che i produttori dei rifiuti ne assegnino un codice e ne facciano analisi per poi conferirli all’impianto. Il fango entra nell'impianto di lavorazione con un codice e un certificato di analisi. Il produttore che certifica il rifiuto esonera il lavoratore del fango da responsabilità: nel caso del Ferrentino il produttore è lo Stato.

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