Roberti “ blinda” le ricerche on line su terroristi e mafia 

L’Osservatorio istituito in Università sta dando i primi dati L’ex procuratore chiede di aumentare i livelli di sicurezza

Sta già fornendo i primi dati l’Osservatorio multidisciplinare per il contrasto alla criminalità organizzata e al terrorismo, istituito all’Università di Salerno e nato da una sinergia tra l’Ateneo e la Direzione nazionale antimafia. Si occupa in particolare di cyber crime, andando a caccia d’indizi nel deep web e nel dark web, la parte sommersa di Internet. E proprio perché si lavora nella Rete, il primo passo è quello di blindarsi a infiltrazioni esterne. Lo sottolinea l’ex procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, a cui è affidata la guida dell’Osservatorio e che mercoledì scorso è stato a Salerno per la riunione del comitato d’indirizzo.
Qual è il bilancio dell’incontro?
Il comitato di indirizzo si è riunito per iniziare a porre le basi operative, per prendere atto di ciò che è stato fatto sinora sul piano operativo e per rilanciare l’azione del gruppo di ricerche sul cyber crime. Ci siamo soffermati sugli aspetti strettamente tecnici, perché abbiamo constatato la necessità di rafforzare, accanto alle attività di indagine sul web, la sicurezza del sistema. Trattando dati molto sensibili, dobbiamo arrivare a un sistema quanto più possibile sicuro e immune da attività di intrusione, hackeraggio e captazione illecita di dati. Ci siamo soffermati su questo e abbiamo fatto una ricognizione di quelle che saranno le prospettive nell’immediato futuro. Abbiamo ravvisato la necessità di rafforzare strutture tecniche, per esempio il server che usiamo deve essere potenziato e sarà messo a disposizione dall’Università. Così come dobbiamo prevedere un maggior numero di work station per mettere gli operatori in condizione di operare nel modo migliore e più tempestivo possibile. Ci siamo occupati del rafforzamento delle strutture tecnico logistiche, per rendere un servizio sempre più efficiente e tempestivo.
Qual è l’obiettivo delle ricerche?
La nostra mission è quella di fare ricerche sul dark e deep web perché è qui che si scambiano le informazioni e si fa anche propaganda jihadista, qui si prendono accordi operativi e si commercializza il materiale che serve sia al terrorismo che alla criminalità organizzata. Il materiale più sensibile ora si trova nel deep e nel dark web, quindi attingere a questi livelli diventa fondamentale. Il nostro servizio è in funzione delle preinvestigazioni e delle successive investigazioni che, a seguito degli atti di impulso del procuratore nazionale, vengono svolti dalle singole Procure distrettuali competenti per territorio e per materia. Il quadro di sviluppo è chiaro: adesso abbiamo bisogno di avere la disponibilità di strutture informatiche adeguate all’obiettivo. Moltissimi dati sono stati già raccolti e ora sono in fase di elaborazione per poter arrivare a dare impulso investigativo alle Procure distrettuali.
Materialmente come avviene questo lavoro? Ci fa un esempio?
Con i sistemi di ricerca che sono stati elaborati da Unisa, dal professore Vincenzo Loia, andiamo sul web e con queste chiavi di lettura individuiamo una serie di siti a rischio terrorismo o criminalità; poi questa raccolta di moltissimi dati deve essere incrociata con quelli di investigazione già acquisiti nella base dati della Direzione nazionale antimafia. Il lavoro è quindi prima di ricerca sul web, con individuazione dei siti a rischio in base alle chiavi di ricerca. Una volta individuati questi siti, bisogna poi incrociarne i contenuti con i dati già presenti in una imponente base dati della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, per ricavare elementi di indagine da mettere a disposizione delle Procure distrettuali.
Antonella Citro
©RIPRODUZIONE RISERVATA