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Roberti al convegno per Falcone e Borsellino

CORBARA. Arriva nell’Agro nocerino a parlare di memoria e lotta alla mafia il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti. Arriva nel momento in cui il Salernitano è attraversato dal clamore della...

CORBARA. Arriva nell’Agro nocerino a parlare di memoria e lotta alla mafia il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti. Arriva nel momento in cui il Salernitano è attraversato dal clamore della maxi-inchiesta della Dda di Napoli che ha portato a 69 arresti, alcuni dei quali in provincia di Salerno, e nel momento in cui la Dda è in azione a Scafati. In un Agro nel quale negli ultimi anni si sono sciolte amministrazioni comunali per infiltrazioni camorristiche.

Non si nasconde Roberti che, alla domanda sulla situazione nell’Agro, risponde: «Questo vuol dire che le attività di contrasto funzionano, che riescono anche ad accertare responsabilità talvolta gravi, ma che il fenomeno dell’inquinamento mafioso delle istituzioni, delle pubbliche amministrazioni e dell’economia è ancora in atto e quindi dobbiamo tenere la guardia alta».

Roberti, già procuratore della Repubblica a Salerno dove ha guidato la Dda, è stato ieri a Corbara per l’inaugurazione del centro di aggregazione sociale e per il convegno “A venticinque anni dalle stragi di mafia: memoria e speranza” dedicato alla memoria di Falcone e Borsellino, oltre che di Marcello Torre e del generale Gennaro Niglio.

«Molto è stato fatto, molto resta da fare – ha detto Roberti – la memoria aiuta a sostenere l’impegno attuale e futuro delle istituzioni nel contrasto alle mafie, che possono essere vinte. Ma bisogna sempre mettere in campo le migliori risorse istituzionali e della società. Quando lo Stato dimostrerà che non conviene più l’agire mafioso, quando si capirà che la camorra non paga, che la corruzione non paga, che l’infiltrazione nella pubblica amministrazione non paga, allora sconfiggeremo le mafie. Per raggiungere questo obiettivo abbiamo bisogno degli strumenti normativi e del giusto rapporto tra cittadini e istituzioni. Non possiamo pretendere l’eroismo da inermi cittadini, possiamo però pretendere dagli uomini e dalle donne delle istituzioni che lavorino per ottenere la loro fiducia».

Susy Pepe

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