ECONOMIA

Ristori, la beffa delle tasse: il fisco si riprende gli aiuti

Cgia di Mestre: dei 21,7 miliardi versati ben 19 in fumo per onorare le scadenze

SALERNO - Imprese e partite Iva ricevono i contributi dallo Stato come risarcimento per i mancati introiti a causa della pandemia ma li devono subito restituire al mittente per onorare le scadenze fiscali. È questo il paradosso, anche per tante aziende salernitane, che di qui a poco saranno costrette a mettere mano al portafoglio. E pagare acconti e saldi di Ires, Imu, Irpef/addizionali Irpef, Irap e diritto camerale che svuoteranno le tasche. A mettere in risalto l’assurda situazione è l’ufficio studi della Cgia di Mestre che evidenzia come se con i due decreti Sostegni approvati nei mesi scorsi il Governo Draghi sarà chiamato a erogare a imprese e partite Iva 21,4 miliardi di euro circa di contributi a fondo perduto, per contro le attività economiche verseranno all’erario quasi 19 miliardi di euro entro la fine di questo mese per onorare le scadenze previste dal calendario fiscale.

La grande beffa. Tuttavia, come puntualizza la Cgia, se con una mano ti danno i ristori e con l’altra se li prendono quasi tutti indietro attraverso le tasse, per lo Stato non cambia nulla. Ma non può dirsi lo stesso per tantissime piccole attività, spossate dalla crisi, le cui difficoltà sono destinate ad aumentare, alimentando il sospetto tra gli imprenditori di essere vittime di una grande beffa. Ovviamente, tra le imprese e le partite Iva che saranno chiamate a onorare le scadenze fiscali ci sono quelle che hanno ricevuto o riceveranno i ristori perché beneficiari delle misure messe a punto dal Governo, ma anche quelle che grossi problemi dal Covid non ne hanno subiti e quindi non hanno ricevuto né riceveranno alcun contributo a fondo perduto.

Gettito fiscale indiscriminato. Diversamente, il gettito fiscale di giugno, così come stimato dalla Cgia, includerà il “contributo” fiscale di tutte quelle attività che sebbene abbiano subito perdite di fatturato importanti, ma al di sotto della soglia del 30%, non riscuoteranno alcunché, oppure di realtà produttive o dei servizi che nonostante abbiano registrato un crollo del giro di affari superiore al 30%, non possono godere di alcun contributo a fondo perduto perché hanno un fatturato annuo superiore ai 10 milioni. Da un punto di vista metodologico, segnala l’Ufficio studi della Cgia, la stima del gettito fiscale (pari a 18,9 miliardi) è stata calcolata ipotizzando che il numero delle imprese paganti in questo mese di giugno sia in linea con quello registrato negli anni precedenti.

Diminuzione ricavi. Altresì, alla luce dei dati presentati nei mesi scorsi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze relativi alla fatturazione elettronica 2022, si è stimata una riduzione dell’11,5% dei ricavi delle società (snc, srl, spa, etc.) e del 4,6% delle persone fisiche (ditte individuali). Nel calcolo del gettito riconducibile alla prima rata dell’Imu 2021, infine, la stima è stata diminuita di 445 milioni che corrispondono alle esenzioni introdotte dal Governo a beneficio di alcune attività duramente colpite dalle misure di confinamento introdotte nei mesi scorsi (alberghi, pensioni, fiere, cinema, discoteche, teatri).

Azzerare il carico fiscale. Se, verosimilmente, gli aiuti dei due decreti Sostegni verranno bruciati per onorare le scadenze fiscali del solo mese di giugno, la Cgia torna a ribadire la necessità di un azzeramento del carico fiscale per l’anno in corso. Questo taglio generalizzato di tasse e imposte erariali costerebbe al fisco tra i 28/30 miliardi. Una stima che è stata calcolata ipotizzando di consentire a tutte le attività economiche con un fatturato 2019 al di sotto del milione di euro di non versare per l’anno in corso l’Irpef, l’Ires e l’Imu sui capannoni. Queste piccole aziende, in attesa della tanto agognata riforma fiscale, dovrebbero comunque versare le tasse locali, in modo tale da non provocare ulteriori problemi di liquidità a sindaci e governatori. Con un fisco più leggero, nella seconda parte dell’anno potrebbero operare con meno ansia, meno stress e più serenità. Non solo, ma con 28/30 miliardi risparmiati metteremo le basi per far ripartire stabilmente l’economia del Paese. E, a detta della Cgia, i soldi per realizzare questa misura non mancano: se dei 21,4 miliardi di ristori previsti in uscita, allo Stato ne tornano indietro 19 di tasse, quasi 2/3 della spesa relativa all’azzeramento delle imposte per l’anno in corso è praticamente assicurata.

Gaetano de Stefano