Rischio frane, mai visti in azione i rocciatori

Amalfi: la task force era stata promessa dalla Regione ma la costituzione rimane una chimera

AMALFI. Sarebbe dovuto entrare in funzione almeno da tre mesi ma, invece, a quanto pare, nessuno sa che fine abbia fatto.

Perché sembra essere scomparso nel nulla il presidio di tecnici che avrebbe dovuto avere il compito di monitorare i costoni rocciosi della Statale amalfitana e verificare, in tempo reale, situazioni di pericolo, per procedere alla pulizia e al disgaggio delle rocce instabili che, come una spada di Damocle, pendono sulla 163 e sui centri abitati della Costiera. Una task force in grado di affrontare eventuali emergenze e garantire gli interventi di messa in sicurezza entro un massimo di 4 ore. Eppure, lo scorso novembre, tutto sembrava oramai fatto: il progetto, della durata di un anno, era stato sottoscritto, durante la Conferenza dei Servizi, convocata in Prefettura, con soddisfazione da tutti gli enti interessati, tra cui Regione, Anas, Provincia e Autorità di Bacino.

E, nel corso dell’incontro, l’iniziativa era stata presentata con toni trionfalistici, descrivendola come una vera e propria svolta epocale in materia di prevenzione, in modo tale da ridurre ad una minima percentuale i rischi di frane improvvise attraverso accertamenti frequenti, che avrebbero azzerato pure i cosiddetti “interventi tampone” che, negli anni, hanno caratterizzato, in caso di smottamento, le operazioni di bonifica, non migliorando ma, in certi casi, peggiorando addirittura la situazione. Belle parole, intenti lodevoli ma, a quanto pare, tutto si sarebbe perso nei meandri della burocrazia. Nessun sindaco della Divina, infatti, sa che fine abbia fatto il presidio e, soprattutto, se e quando entrerà in funzione, poiché nessuno li ha informati sull’evoluzione del progetto.

Eppure lo stesso assessore regionale, Edoardo Cosenza, aveva assicurato che, nel giro di 2 o 3 mesi, giusto il tempo di espletare tutte le procedure e indire la gara d’appalto, si sarebbe passati alla fase operativa del progetto, costato 250 mila euro, con risorse attinte dai fondi per l’emergenza.

E si era anche guardato più avanti, in quanto lo stesso Cosenza aveva sottolineato che, se l’esperienza, della durata di 365 giorni, avesse dato i frutti sperati, sarebbe stata procrastinata anche per i prossimi anni ed estesa ad altre realtà della Campania, alla prese con problemi di dissesto idrogeologico simili a quelli del comprensorio amalfitano. Insomma l’Amalfitana, compreso pure il tratto “napoletano”, doveva diventare una sorta di laboratorio di prevenzione ma, nel frattempo, dell’oggetto della sperimentazione, ossia della “task force” di rocciatori, si sono perse le tracce.

Gaetano de Stefano

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