Rischio frane: 80 milioni, nessun cantiere

All’inizio del 2012, il Cipe ha finanziato 25 interventi sul dissesto idrogeologico. Fondi della Regione destinati alla sede Nato

Frane e versanti instabili abbondano. I soldi per sistemarli ci sarebbero. Però non si spendono (e magari saranno revocati). Qual è l’inghippo? Questa storia incomincia tanto tempo fa: forse nel 2005, quando la Finanziaria previde una cinquantina di milioni per i dissesti idrogeologici, o al massimo nel dicembre del 2009, quando la legge di bilancio 191 ribadì gli impegni per rimuovere le situazioni notevoli. Fin qui, stiamoci. Ora, però, siete pronti a salire sull’ottovolante? Lo troverete lento e poco spettacolare, ma offrirà qualche sorpresa.

Il 12 novembre 2010, undici mesi dopo la 191, Regione e ministero dell’Ambiente firmano l’accordo per un piano straordinario da finanziare con risorse statali e regionali. In provincia di Salerno sono elencati 35 interventi (88 milioni) proposti da vari enti: Comuni, Genio civile, consorzi di bonifica e comunità montane.

Passa un altro anno. Il 21 novembre 2011, il premier Silvio Berlusconi e il ministro Stefania Prestigiacomo, d’intesa con il governatore Stefano Caldoro, designano un commissario straordinario, il professore ingegnere Giuseppe De Martino, «per il sollecito espletamento delle procedure relative alla realizzazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico». L’incarico avrà durata triennale, rinnovabile. Il decreto di nomina non fissa l’importo del compenso, che comunque dovrà uscire dai fondi per i lavori: il 2% sarà destinato al funzionamento della struttura commissariale, comprensiva di collaboratori.

Carte che si scrivono, soldi che cambiano direzione. Il 21 dicembre 2011, la Regione devia 36 milioni del Fondo sviluppo coesione (Fsc, ex Fas) alle infrastrutture per la sede Nato di Giugliano. Un’altra sorpresa arriva nel gennaio successivo. Con la delibera 8, il Cipe assegna alla Campania circa 205 milioni, derivanti dalle riserve ministeriali e soprattutto dai programmi europei Pain e Par (alimentati dai fondi Fsc). Soldi, appunto, per il dissesto idrogeologico. I progetti salernitani scendono a 25, per un importo di circa 80 milioni.

In quel momento, all’inizio del 2012, lo stato dei 25 interventi è articolato così: 8 stime di costi, 5 studi di fattibilità, 8 progetti preliminari, 2 progetti definitivi e 2 progetti esecutivi. Quanti progressi avranno fatto da allora? Chi vuole scoprirlo può consultare il sito del commissario per la mitigazione, avere la pazienza di prendere numerosi appunti e di farsi girare la testa. Il cronista ha ottenuto questi risultati (aggiornati a ieri): 2 stime di costi, 18 progetti preliminari, 2 definitivi e 3 esecutivi. Nessun cantiere è stato aperto. Nessun appalto è stato bandito. Si capisce. Scorrendo i decreti, risalta che il commissario non si è limitato a tenere il fiato sul collo degli enti interessati: per il suo ufficio è passato ogni atto, dall’individuazione dei Rup (Responsabile unico del procedimento) all’approvazione dei progetti nelle loro evoluzioni.

L’ultimo colpo di scena arriva dalla recente legge di stabilità 2014. Il comma 66 - spiega la scheda esplicativa - «al fine di permettere il rapido avvio nel 2014 di interventi di messa in sicurezza del territorio» destina risorse «ai progetti immediatamente cantierabili», fra cui i fondi della delibera Cipe numero 8. La nostra, per capirci. È un bene? Dipende. Il comma chiede la definizione di un cronoprogramma e introduce una previsione molto importante: «La mancata pubblicazione del bando di gara o il mancato affidamento dei lavori entro il 31 dicembre 2014, comporta la revoca del finanziamento statale e la contestuale rifinalizzazione delle risorse ad altri interventi contro il dissesto idrogeologico». I soldi, o li spendiamo o li cediamo. Ma poi: quanto si potrà realizzare oggi (o meglio, domani) con i costi fissati anni fa?

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