Rischio allagamenti Ora gli agricoltori lanciano l’allarme

Colonnina di mercurio in picchiata dopo il caldo anomalo Nel Salernitano già perse produzioni per 10 milioni di euro

SALERNO. Finalmente arriva la pioggia, dopo mesi di siccità. Una manna, per gli agricoltori, che però devono fare i conti con i danni causati dall’inaspettato cambiamento climatico che, a novembre a dicembre, ha fatto vivere giornate insolitamente primaverili e prive di precipitazioni. Una situazione anomala che ha avuto, come conseguenza immediata e diretta, la produzione anticipata di alcune colture, su tutte quelle della cosiddetta “quarta gamma”, che secondo una prima stima fatta da Confagricoltura Salerno, è costata qualcosa come 10 milioni di euro.

«Il surplus di produzione – spiega Rosario Rago, presidente provinciale della Confagricoltura – non è stato smaltito e in molti casi è stato buttato. E questo perché mentre la domanda è restata stabile l’offerta è aumentata. Questo è accaduto soprattutto per quanto riguarda le insalatine. Ma anche altre produzioni sono state duramente colpite dall’anomalia meteorologica». L’allerta meteo lanciata per le prossime ore dalla Protezione civile regionale aumenta le preoccupazioni degli imprenditori agricoli, ancora scottati dagli ultimi eventi alluvionali di ottobre, che pure avevano causato non pochi disagi alle coltivazioni della nostra provincia, costringendo tutte le organizzazioni di categoria a chiedere di estendere lo stato di emergenza. Che era stato disposto per il Beneventano, duramente colpito dalle piogge torrenziali di quei giorni, che portarono anche morte e devastazione del territorio. Ed una maggiore sostenibilità ambientale è la priorità avanzata ancora oggi dagli agricoltori. «Il timore che possa di nuovo verificarsi una forte piovosità – spiega Rago – mette in evidenza tutta una serie di criticità che già conosciamo. E che potrebbero essere risolte con piccoli interventi. Servono, ad esempio, canali di scolo adeguati, opere essenziali che ci permettano di tenere al sicuro i campi da nuove inondazioni. Nella Piana del Sele abbiamo una rete infrastrutturale che risale agli anni Settanta, quando le serre erano un decimo di quelle attuali. E questo è anche colpa dei Consorzi di bacino che in questi anni hanno fatto il minimo sindacale».

Le inadempienze dei Consorzi potrebbero essere cancellate investendo subito e bene i nuovi fondi europei del piano di sviluppo rurale. Per Vittorio Sangiorgio, presidente di Coldiretti Salerno, per affrontare il cambiamento climatico ci sono soltanto due approcci: subirlo o governarlo.

«Subirlo – rimarca – significa star fermi ad aspettare quello che spesso negli ultimi tempi accade, disastri naturali causati ad esempio da violente manifestazioni temporalesche, precipitazioni intense, gelate tardive.

Governare questi fenomeni significa, invece, immaginare coltivazioni programmate ed impegnarsi ad investire sull’innovazione e la gestione delle previsioni climatiche, aprendo ulteriormente alla destagionalizzazione del turismo anche periodo autunnale ed invernale».

E spingere ulteriormente sulle coltivazioni a chilometro zero e di prossimità. «Perché – aggiunge il massimo dirigente di Coldiretti - se è vero che l’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici, è pur vero che è anche il settore più impegnato per contrastarli». «La prossima programmazione europea – ricorda Sangiorgio - va proprio in tal senso perché chiede, come precondizione, di impegnarsi ad azioni di sostenibilità ambientale».

«Ovviamente – conclude - è una sfida che può essere vinta solo se si afferma un modello di sviluppo più attento alla gestione delle risorse naturali e dell’ambiente».

©RIPRODUZIONE RISERVATA