Riqualificare le aree degradate

Accordo con la Cassa Depositi e prestiti per gli interventi a Taverna e a Sant’Anna

Un accordo con la Cassa depositi e prestiti per l’housing sociale e per la riqualificazione delle aree degradate. L’amministrazione battipagliese, guidata dalla sindaca Cecilia Francese, sta lavorando a un patto con l’istituzione finanziaria statale: un’intesa che potrebbe rivoluzionare l’urbanistica cittadina e portare pure qualche quattrino nelle casse comunali. Un progetto concepito dall’ex coordinatore Bruno Di Cunzolo, che spiega: «La Cdp ci vede come un grande laboratorio per la promanazione di questa nuova cultura nel Mezzogiorno».

In particolare, nei piani dell’amministrazione, ci sono due grandi operazioni: una riguarda il rione Taverna, l’altra il quartiere Sant’Anna. La Cassa acquisterebbe dei volumi edilizi. Nel primo caso, il progetto è collegato alle azioni legali che l’avvocatura comunale, guidata dal dirigente Giuseppe Lullo, sta portando avanti per riportare 8 ettari di terra, in località Taverna delle Rose, nel patrimonio comunale. Un iter giurisprudenziale, avviato nel 1988, che, nel giro d’un mese, dovrebbe concludersi. Negli anni Ottanta, gli Ospedali Riuniti di Napoli dovettero cedere gli 11 ettari di terreno di Taverna delle Rose, ricevuti nel 1908 dalla contessa Luisa Doria, al Comune, ma non ci fu alcun accertamento catastale. E così, nel 1987, uno degli eredi della famiglia che gestiva i terreni in fitto per conto dei Doria, con un rogito notarile, rivendicò il possesso dei beni per usucapione. Tre ettari, che ora ospitano le nuove “Sandro Penna” e, fino all’anno prossimo, gli orti sociali, furono sequestrati dai pm, che li ritennero di proprietà di un imprenditore coinvolto nel processo California: il Comune, nel 2014, si riprese quei terreni dall’Anbsc, l’Agenzia nazionale beni sequestrati e confiscati alla criminalità. E ora si riprenderà gli altri otto ettari.

A Taverna, la Cassa depositi e prestiti investirà sull’area, offrendo al Comune la possibilità di accumulare un patrimonio per l’edilizia residenziale sociale: nuove case, da assegnare ai proprietari delle vecchie abitazioni che saranno demolite, al fine di riorganizzare l’urbanistica cittadina. «È importante tornare a una visione lecorbuseriana di un’architettura a misura d’uomo», dice Di Cunzolo.

A Sant’Anna, invece, si lavora su via Etruria, precisamente su alcuni appartamenti che, negli anni Novanta, per emergenza abitativa, il Comune requisì all’Iacp. Ora l’Istituto rivendica un pagamento di 6 milioni di euro. Con l’intervento della Cdp, si riqualificherebbe il patrimonio e lo si restituirebbe a Iacp. E nelle casse comunali, come oneri di urbanizzazione, entrerebbero circa 10 milioni di euro.

Carmine Landi

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