Rincari fino al 50 per cento per il cenone della Vigilia

Salgono i prezzi all’ingrosso dei prodotti ittici protagonisti dei piatti natalizi E anche il rivenditore al dettaglio deve adeguarsi. Ma attenzione agli imbrogli

di Fiorella Loffredo

I calamari per la frittura del cenone della vigilia, se all’ingrosso al momento vengono venduti a un massimo di 16 euro al chilo, sul banco delle pescherie salernitane, nei prossimi giorni, potranno arrivare a costare anche 25 euro al chilo. Si stima, infatti, che in questo particolare momento dell’anno, quando il pesce è d’obbligo sulle tavole addobbate a festa - sia il 24 che il 31 dicembre, così come vuole la tradizione - l’incremento di prezzo adottato dai rivenditori al dettaglio si aggiri intorno al 50 per cento del costo del prodotto all’ingrosso.

E, secondo gli addetti ai lavori, molto dipende anche dalla zona della città in cui si effettua la propria spesa pre-natalizia. I prezzi possono cambiare notevolmente da un lato all’altro della città. Pur rimanendo medesima la qualità.

Occhi aperti, quindi, per evitare “pacchi” sgraditi, ben diversi da quelli che ognuno sogna di trovare sotto l’albero in questo Natale ormai alle porte.

Ecco, allora, un piccolo vademecum utile a capire a quanto ammonta il rincaro adottato dalle pescherie, che pure devono guadagnare, sia chiaro, ma senza approfittare del periodo, per lo meno non troppo. Senza dubbio i prodotti che più verranno acquistati nei prossimi giorni, stando alle ricette più rinomate della tradizione salernitana, saranno le vongole e gli scampi, per spaghetti e linguine: le prime, all’ingrosso, vengono attualmente vendute a un prezzo che oscilla tra i 5 e i 7 euro (se veraci, il prezzo sale oscillando tra i 7 e i 13 euro), i secondi al momento hanno un prezzo che varia tra i 13 e i 30 euro (già più alto rispetto alle scorse settimane, quando non superavano i 28 euro al chilo).

Passiamo ai secondi: gamberi, triglie, spigole, orate e ricciole. Bene, i primi, se bianchi, si vendono a non più di 11 euro al chilogrammo. I rossi costano più del doppio - sempre all’ingrosso, ricordiamolo - arrivando a costare anche 30 euro al chilo; il prezzo delle triglie oscilla tra i 5 e i 10 euro; quello tra i 6 e i 13 euro; quello delle orate non supera i 13 euro mentre quello delle ricciole si aggira intorno ai 13 euro al chilo.

I prezzi di astici e aragoste è meglio non metterli, difficile che qualcuno, di questi tempi, le scelga. Anche se è pur vero che molti non badano a spese pur di portare in tavola il meglio, almeno a Natale. A buonissimo mercato, invece, le cozze, che difficilmete vengono vendute a più di 2 euro al chilo come anche le scrifici che non arrivano a costare più di 2,50 euro al chilo.

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