OPERAZIONE COFFE BREAK

Rifornivano di droga il Vallo di Diano: 8 arresti

Il mercato era gestito sei stranieri e due italiani. La dose era «un caffè» e veniva servita in un bar di Teggiano

Otto persone residenti tra i comuni di Teggiano, Atena Lucana e Eboli sono state arrestate la notte scorsa dai carabinieri nell’ambito dell’operazione antidroga denominata “Coffe - break”, nome scelto perché nel linguaggio in codice tra pusher e clienti l’invito a prendere un caffè al bar corrispondeva all’ordine di una dose di stupefacente. Gli arrestati. I militari dell’Arma hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Giuseppe Morello (45 anni) di Teggiano, Antonio Mileo (30 anni) di Atena Lucana, Samir Harmach (31 anni), Fahy Zakaria (33 anni), Mhouh Mohamed (28 anni), Hammal Said (42 anni), Sami Ouarsan (37 anni) tutti cittadini marocchini, i primi due residenti a Teggiano e gli altri ad Eboli. Arrestata anche una donna, Daniele Ioana Heres (44 anni) di nazionalità rumen, ma residente a Teggiano. Detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti sono i reati contestati a vario titolo agli arrestati che piazzavano, sul mercato del Vallo di Diano, cocaina, hashish e marijuana. Il gip ha disposto la custodia cautelare in carcere per Samir Harmach, agli arresti domiciliari sono finiti Said Hammal, Sami Ouarsan e Mohammed Mohuh invece per tutti gli altri è stata applicata la misura dell’obbligo di dimora nel comune di residenza. I carabinieri hanno complessivamente sequestrato circa un chilo e mezzo di droga. Le indagini. Tutto è partito alla fine del 2017 quando Samir Harmach è stato arrestato perché trovato in possesso di circa 130 grammi di marijuana ed altri 10 di cocaina. I carabinieri sono riusciti a risalire ai contatti che lo straniero aveva per piazzare la droga e grazie ad una serie di intercettazioni telefoniche, ambientali e pedinamenti è stato possibile ricostruire l’organizzazione. Fondamentale per capire quali fossero i rapporti tra gli arrestati sono state le intercettazioni ambientali effettuate sull’auto di Harmach che, dopo il suo arresto, veniva utilizzata da Hammal e da Mhouh. Nelle intercettazioni i due non solo fanno riferimento ad una serie di rapporti di credito e debito con il 31enne finito in carcere ma si evince che sono loro a fornire la droga da rivendere al dettaglio. E ancora, si evince anche il forte rapporto di fiducia esistente tra i 3, tant’è che nessuno dubita sul fatto che il 31enne possa tradirli facendo i loro nomi ai carabinieri. Dalle indagini è emerso anche che Harmach continuava a spacciare anche dopo essere stato rimesso in libertà; tanto da sfidare la sorte e presentarsi in caserma – per adempiere all’obbligo di firma – portando con se anche alcune dosi di cocaina. Ma fu scoperto. Il linguaggio in codice. Dalle intercettazioni telefoniche si evince che gli acquirenti, uno in particolare, utilizzava un linguaggio in codice per far capire al pusher che aveva bisogno di droga: «Andiamo a prendere un caffè». Le telefonate partivano da un’utenza telefonica intestata alla donna, ma a rispondere era uno dei marocchini; e al telefono, veniva concordato l’appuntamento per il “caffè”: sempre nello stesso bar di Teggiano. Se il cliente aveva bisogno di più dosi il numero dei caffè aumentava. E i prezzi si aggiravano da 20 a 50 euro.

(red. cro.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA