Riforma dei porti Gallozzi attacca: «Governo incoerente»

Al numero uno di Assotutela non piace la risposta di Roma «L’accorpamento non consentirà alcuna spending review»

C’è «incredulità» all’interno del mondo imprenditoriale portuale per la risposta che il sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, Umberto del Basso de Caro, ha dato qualche giorno fa ad un’interrogazione presentata dal parlamentare del Pd, Tino Iannuzzi, in merito al decreto legislativo di riordino dei porti già approvato dal Governo Renzi e che, dopo il parere non vincolante del Consiglio di Stato e della Conferenza Stato-Regioni, dovrà approdare nelle commissioni competenti di Camera e Senato prima di essere discusso in Aula ed approvato. A manifestare lo stupore degli imprenditori marittimi è stato il presidente di Assotutela, Agostino Gallozzi, che attacca il Governo non solo sulla scelta di accorpare le Autorità portuali di Napoli e Salerno ma anche sul ruolo, quasi marginale, che Palazzo Chigi vorrebbe destinare alle Regioni. «Ho letto con molta incredulità - dichiara il presidente di Assotutela - la risposta del ministero delle Infrastrutture all’interrogazione dell’onorevole Tino Iannuzzi, tale è l’incoerenza della risposta formale rispetto al testo della legge in vigore». Nella risposta che il Governo ha dato al deputato salernitano, si affermava infatti che lo schema di decreto delegato adottato dal consiglio dei Ministri lo scorso 20 gennaio «vede molto rafforzato il ruolo delle Regioni e ne prevede l’esplicito coinvolgimento esclusivo, in concorso e nella forma vincolante dell’intesa con il ministro delle Infrastrutture, per l’indicazione dei presidenti delle autorità portuali». «Questa dichiarazione - ha evidenziato Gallozzi - è estremamente grave perché avalla, fuorviando il dibattito parlamentare, una rappresentazione dei fatti completamente difforme rispetto al contenuto della legge 84/94 attualmente in vigore. La legge vigente - continua - non pone affatto la Regione come soggetto primus inter pares con Provincia, Comune e Camera di commercio nell’individuazione della terna dei candidati alla presidenza, perché essa non partecipa proprio per nulla alla mera funzione istruttoria-propositiva in situazione di parità decisionale con gli altri enti. Già oggi - ha fatto notare - la legge in vigore prevede che il ministro nomini il presidente dell’Autorità portuale previa intesa con la Regione interessata e, quindi, pone già oggi in capo alla Regione una funzione esclusiva tipica dei meccanismi vincolanti di co-decisione». Ma il problema vero resta quello degli accorpamenti che, secondo Gallozzi «sono figli di una demagogica rappresentazione che rimanda ad una spending review che neanche potrà essere conseguita. E conferma le forti perplessità proprio rispetto alle recenti dichiarazioni sull’accorpamento che diventerebbe un semplice coordinamento, con il mantenimento della autonomia. Lo schema di decreto legge dice esattamente il contrario. Esso non lascia alcuna autonomia al porto accorpato, Salerno, che viene declassato a ufficio territoriale, mentre l’Autorità accorpante, quella di Napoli, assume i poteri di deliberare - anche per il porto accorpato - in merito a piano regolatore, aree portuali e loro destinazione e al piano di investimenti infrastrutturale. Tutto ciò mortifica le aspettative delle comunità locali e del porto di Salerno».

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