IL DOSSIER ISPRA

Rifiuti, il “sistema” pesa sulle bollette

Pochi impianti e quelli che ci sono sono utilizzati a metà. E la Campania paga per portare il pattume in giro per l’Europa

SALERNO - La Campania è tra le regioni dove si registra il maggior costo per abitante per la gestione del sistema rifiuti e quindi la bolletta delle famiglie è la più cara del Sud Italia. Mancanza di impianti di trattamento e quelli che ci sono sfruttati al di sotto delle quantità autorizzate, politiche ambientali iniziate in maniera tardiva, gli oneri per portare i rifiuti fuori regione e in alcuni casi anche all’estero, pesano sulle tasche dei campani. È questo il quadro che emerge dal rapporto Ambiente 2020 a cura dell’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, su dati del 2019.

Pochi residenti, più rifiuti. Nonostante il calo dei residenti – meno 65mila abitanti - negli ultimi cinque anni sono aumentati i rifiuti prodotti, da 2.567.346 tonnellate a circa 2.595.166, passando in un quinquennio da 438,8 chili a 448,5 pro capite. Un incremento che - se paragonato al progressivo invecchiamento dell’età media della popolazione - potrebbe giustificarsi solo con l’aumento del turismo. Interessante è anche la salita della percentuale di raccolta differenziata, passata dal 48,5% del 2015 al 52,7% del 2019, in linea con quella del 2018 e del 2017. Purtroppo, nell’ultimo triennio, le percentuali sono rimaste costanti, segno che non si sono rimosse quelle difficoltà di sistema che sono la palla al piede della Campania.

Il “passo” di Salerno. Un passo in avanti lo ha fatto la provincia di Salerno, passando dal 57,8% del 2015 al 64,3% dello scorso anno, avvicinandosi all’obiettivo del 65%, con un incremento rispetto al 2018 del 2,6%. E questo con un innalzamento delle quantità prodotto nel Salernitano aumentate 417 chili di rifiuti pro capite nel 2019 (erano 398 nel 2015) e la diminuzione dei residenti pari a 14mila abitanti. La provincia di Salerno è riuscita, quindi, ad assorbire il boom turistico del 2019, senza peggiorare gli indici di differenziata. Un risultato ottenuto grazie allo sforzo più dei piccoli comuni che del capoluogo, l’unico a diminuire di percentuale, anche se di pochissimo.

I costi del “sistema”. A pesare sui costi sono prima di tutto la necessità di portare fuori regione o all’estero i rifiuti campani, nonostante alcuni impianti locali siano utilizzati al di sotto delle loro capacità. E così, il 25,5% di frazione organica raccolta, pari a circa 425mila tonnellate, finisce in Veneto (oltre 218mila tonnellate, pari al 51,4% del totale) in Lombardia (9%), in Piemonte (8,3%), in Emilia Romagna (6,7%), in Puglia (5,7%) e in Friuli- Venezia Giulia (5,3%), mentre quote minori sono avviate nel Lazio, in Calabria, in Sicilia, in Molise e in Umbria. E tutto questo, mentre gli impianti di compostaggio presenti in Campania sono autorizzati a lavorare 152.600 tonnellate l’anno, ma lo fanno per 87.201. Già sono poche le strutture per la frazione organica in regione, poi vengono utilizzate neanche al 60% delle possibilità, i conti non tornano. E si va anche all’estero: in Austria 13mila tonnellate di frazione organica non composta destinare al coincenerimento e altrettante per l’ulteriore trattamento, e 3mila tonnellate di frazione secca per lo stesso scopo. Dalla Campania partono, inoltre, per Austria, Danimarca, Germania Portogallo e Spagna circa129000 tonnellate di frazione secca destinate al coincenerimento. Un dato positivo sembrava venire dal conferimento in discarica, - 53,9% ma c’è il “trucco”: circa 372mila tonnellate di rifiuti derivanti dal trattamento dei rifiuti urbani vengono destinate fuori regione, di queste 70mila tonnellate vanno in discarica.

Utenti tartassati. Con queste premesse la Campania fa registrare il maggior costo pro capite per i rifiuti nel Mezzogiorno, con 203,53 euro per abitante in un anno, peggio in Italia solo Toscana, Lazio, Valle d’Aosta e Liguria. Anche il costo di gestione dei rifiuti urbani vede il valore medio nazionale a 34,70 centesimi di euro al chilo, quello campano sale a 45,17 centesimi di euro a chilo, tra i più alti di quelli italiani. Anche il costo del servizio di igiene urbana per i comuni fino a 15mila abitanti vede la Campania con 189,04 euro per residente dietro la Valle d’Aosta, Liguria e la Toscana, mentre è la terza in Italia (223,91 euro) in quelli oltre i 15.000 cittadini. In Campania, inoltre, come in Umbria, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria e Sardegna non è stato individuato nessun comune che nel 2019 abbia adottato il sistema di tariffazione puntuale.

Salvatore De Napoli