Rifiuti, dopo il rogo c’è una nuova fabbrica 

La New Rigeneral Plast al posto di Sele Ambiente. Via libera regionale alla ripresa delle attività nello stabilimento di Meluzio

La fabbrica incendiata rinasce dalle proprie ceneri. I capannoni passano da un’azienda di famiglia all’altra: l’impianto di trattamento dei rifiuti della “Sele Ambiente” passa alla “New Rigeneral Plast” e riapre i battenti. La licenza arriva dalla direzione regionale generale che s’occupa di autorizzazioni ambientali. A via Bosco II, nei capannoni della famiglia Meluzio, si può lavorare di nuovo. La nube di fumo d’otto mesi fa è ancora negli occhi dei battipagliesi, ma i tecnici dell’Arpac, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, hanno stabilito che il rogo di pattume non ha determinato alcun danno ecologico e che le strutture sono state ripristinate.
IL DECRETO. Revoca del provvedimento di sospensione dell’autorizzazione: è quanto decretato da Anna Martinoli, numero uno dell’unità operativa dirigenziale campana per le autorizzazioni ambientali e i rifiuti nel Salernitano. Il rogo è archiviato. Sul tavolo di via Clark ci sono le note dei vertici di “Sele Ambiente” e le relazioni degli agenti Arpac. Era l’11 giugno quando tonnellate di pattume, e pure qualche macchinario per la lavorazione, andarono in fumo: un rogo e una nube densa e altissima, visibili pure a decine di chilometri. Il 17 d’ottobre, la “Sele Ambiente”, rappresentata da Umberto D’Andretta, ha scritto ai funzionari regionali chiedendo il ripristino dell’autorizzazione alla lavorazione: dalla Regione hanno richiesto la documentazione sui lavori effettuati e hanno inviato l’Arpac a via Bosco II. E nel verbale del sopralluogo del 16 gennaio 2018, trasmesso il 5 febbraio, i tecnici hanno scritto «dell’avvenuto ripristino delle strutture e degli impianti interessati dall’incendio, dell’avvenuta rimozione dei rifiuti combusti e dei rifiuti conseguenti all’incendio e dell’avvenuto espletamento delle attività finalizzate alla verifica di eventuali superamenti dei valori di concentrazione delle soglie di contaminazione». Tutto in regola: si può tornare a lavorare.
LA VOLTURA. Alle porte del capannone non ci sarà però il marchio “Sele Ambiente”, ma un’altra denominazione cara ai Meluzio: “New Rigeneral Plast”. Contestualmente alla revoca della sospensione, infatti, la Martinoli ha accolto la richiesta di voltura di Vito La Monica, rappresentante della “New Rigeneral Plast”, proprietaria dei capannoni e in possesso d’un altro impianto per il riciclaggio della plastica, a via Spineta, nei pressi della Peroni: dopo la dismissione, pure quello, nel 2010, fu dato alle fiamme. Voltura accolta.
I QUANTITATIVI. Nella struttura, ogni giorno gli operai potranno trattare 125 tonnellate di plastica, 45 di gomma, 11 di materiali ferrosi e altre 11 di alluminio e metalli non ferrosi. Autorizzazioni pure per 50 tonnellate giornaliere di carta e cartone, 40 di metalli misti, 15 di ferro e acciaio, e 25 di beni durevoli non pericolosi. E poi fino a 95mila chili d’umido, 100mila d’urbano indifferenziato, 25mila di vetro, 33mila di tessili, 100mila di ingombranti. E 100 tonnellate di imballaggi composti, 81 di legno e 100,32 tra fanghi dei reflui e altri rifiuti.
Carmine Landi
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