I VIAGGI DELLA "MONNEZZA"

Rifiuti dalla Tunisia, la Regione Campania già sapeva

Spunta una spedizione del 2018: gli uffici si rivolsero al Ministero dello stato africano

SALERNO - “Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra”. Versetto evangelico preso alla lettera negli uffici della Regione Campania, ché per dirimere ab origine l’intrigo diplomatico che ha scatenato la mediterranea “intifada della monnezza” sarebbe stato sufficiente cercarla in casa, la risposta alla domanda sulla quale i funzionari della Direzione generale per il ciclo integrato delle acque e dei rifiuti si sono a lungo arrovellati, tanto da rivolgersi al Consolato tunisino d’Italia - ché dal compulsato Ministero dell’Ambiente, ripetono da tempo da Napoli, nessuno ha dato cenni di vita - per conoscere il nome del fatidico focal point, interlocutore istituzionale del Paese nord-africano insignito dalla Convenzione di Basilea, magna carta delle rotte internazionali del pattume, del potere d’autorizzare le spedizioni transfrontaliere dei rifiuti. Interrogato, il Ministero non risponde.

La Regione sapeva. Eppure il responso al cruccio dei tecnici della Direzione generale per il ciclo integrato delle acque e dei rifiuti era a conoscenza... dei tecnici della Direzione generale per il ciclo integrato delle acque e dei rifiuti. Quelli che, il 25 giugno del 2018, un anno e mezzo prima dell’insorgere del dilemma del focal point nord-africano, autorizzarono un’altra spedizione in Tunisia: l’azienda esportatrice, in quel caso, era la “Imentex” di Caserta, srl con sede legale a Napoli e capannoni a San Marco Evangelista, nel Casertano, amministrata dall’imprenditrice partenopea Elena De Bossis, specializzata nel trattamento dei capi d’abbigliamento usati, che pure rientrano nel variegato mondo della spazzatura (il codice merceologico è il “20.01.102).

L'ARTICOLO COMPLETO SUL GIORNALE IN EDICOLA OGGI