I CONTAINER DALLA TUNISIA

Rifiuti al porto, Regione bocciata dai pm

No della Dda alla caratterizzazione al molo e a Persano: impianto ad hoc per esaminare 70 box. A Serre solo lo stoccaggio

SALERNO - Una sonora bocciatura, quella riservata dai pm di Potenza ai disegni regionali sul destino dei 213 container ricolmi di spazzatura che da 30 giorni giacciono inerti all’ombra del terminal “Amoruso”, al porto di Salerno, dopo il controverso rimpatrio dal molo tunisino di Sousse. Si legge tra le righe (e nemmeno tanto celatamente) delle parole diramate congiuntamente dalla delegazione dei sindaci della Piana del Sele (Franco Mennella di Serre e la sua delegata all’Ambiente Marta Pizzarelli, Mario Conte di Eboli, la vice di Battipaglia, Gabriella Catarozzo, e l’assessore d’Altavilla Silentina Enzo Marra) al termine dell’incontro, in terra lucana, con il procuratore capo di Potenza, Francesco Curcio, e con il pm della Direzione distrettuale Antimafia, Vincenzo Montemurro, titolare dell’inchiesta sui rifiuti che hanno attraversato il Mediterraneo. Un colloquio «molto cordiale», dicono gli amministratori, «servito ad ottenere i particolari dell’iter che la magistratura intende seguire e l’impegno a non eseguire le operazioni a Persano », nel corso del quale «i rappresentanti istituzionali hanno potuto esporre la forte contrarierà rispetto ad un’allocazione, seppur temporanea, di qualsiasi rifiuto a Persano e nella Piana del Sele». Invano, ché su Persano i pm non mollano. Le condizioni, però, sono diverse rispetto a quelle delineate a Napoli.

A Serre non si caratterizza. In primis il campione dei rifiuti ammassati all’interno dei container, contrariamente ai propositi - e forse pure qualcosa di più, visto che la piazzola era già stata allestita - della giunta regionale della Campania, non potrà essere sottoposto a caratterizzazione (un’analisi chimico-fisica tesa ad attribuire un codice ad una tipologia di rifiuti, al fine di definire il corretto smaltimento) nel sito militare di Menanova di Persano, a Serre, «poiché, come specificato dallo stesso procuratore capo, occorrerà un vero e proprio impianto per quest’operazione », spiegano i primi cittadini (la nota è stata condivisa pure con Roberto Monaco di Campagna e Nicola Parisi di Buccino).

Nove o 33? Settanta. Servirà un impianto. E - seconda bocciatura del disegno regionale - non sarà quello “vista mare” di “Trirena”. Non fosse altro che per la quantità di spazzatura da esaminare, che, in barba ai tecnici Arpac, Agenzia regionale per la protezione ambientale, per i pm non corrisponde né alle 270 tonnellate presumibilmente stipate nei nove container - terza bocciatura, quella riservata alla “prova dei nove” - né alle mille verosimilmente ammassate nei 33 cassoni - quarta bocciatura che, da accordo di programma sottoscritto con la Provincia di Salerno, il consiglio dell’Ente d’Ambito ed il Cda di “EcoAmbiente”, gli uffici regionali avevano scelto come primo campione. Né nove né 33: chi offre di più? «Ne verranno scelti una settantina - soggiungono i sindaci -a campione, e saranno trasferiti in un sito idoneo alla caratterizzazione, ancora da individuare».

Porto e Persano. Al porto di Salerno, quindi, all’alba della prossima settimana, saranno ispezionati «tutti i container, e non i nove annunciati», soggiungono i sindaci. Non sarà premura dell’Arpac, ma dei periti della Procura, che, in presenza dei consulenti della difesa (della “Sra” di Polla, l’azienda che spedì la spazzatura in Tunisia, il cui amministratore, Antonio Cancro, e i cui proprietari, i fratelli Alfonso e Federico Palmieri, sono indagati), «verificheranno l’eventuale presenza di emissioni pericolose da gas, da radiazioni o percolato». I 213 container saranno aperti uno per uno. Il porto (dove il solo banchinaggio, parola del vicepresidente della giunta regionale Fulvio Bonavitacola, continua a costare tra i 15 mila e i 20mila euro al giorno) sarà teatro di un’ispezione oculare, utile a fugare i dubbi - agitati da un dossier fotografico che i magistrati tunisini hanno fornito al procuratore nazionale Antimafia - sull’ipotetica presenza di scarti della lavorazione di rifiuti ospedalieri in luogo del materiale misto (residui del trattamento della differenziata, il codice è “19.12.12”) certificato dalla “Sra”. A quel punto i box saranno richiusi e sigillati di nuovo. In presenza di pattume differente dal 19.12.12, verrà scelta una nuova destinazione per lo stoccaggio preliminare allo smaltimento. Altrimenti, con buona pace dei cittadini della Piana (i magistrati hanno avvertito i sindaci pure delle eventuali ripercussioni giudiziarie d’una protesta con la forza), s’andrà a Persano: qui verrà selezionato il campione da circa 70 container da trasportare al sito adibito alla caratterizzazione. E intanto sarà scelto un sito (forse l’inceneritore di Acerra) per smaltire tutto.

Lettera a Mattarella. «Pur apprezzando le garanzie ricevute dalla Procura - chiosano i sindaci - ribadiamo la nostra contrarietà anche alla permanenza dei container a Persano». Un “no” che arriverà al Quirinale: «Su proposta del sindaco di Serre, abbiamo deciso di scrivere al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per informarlo di quanto avvenuto e del mancato rispetto di tutti i protocolli d’intesa precedenti siglati tra le amministrazioni comunali e le autorità regionali e commissariali per la gestione dei rifiuti». È l’amarezza di Mennella: «Il protocollo del 2007 (che esentava Serre da altro pattume, ndr ) è divenuto carta straccia. Lo Stato viene meno ai suoi impegni. Capisco le ragioni di chi nutre sfiducia verso le istituzioni».