spazi per i disabili in via calenda

Rifatto l’asfalto, è scomparso il posto auto

Tornare a casa e trovare nel proprio posto auto per disabili un’altra autovettura. E’ quello che capita sistematicamente alla presidente dell’Unione italiana per la lotta contro la distrofia...

Tornare a casa e trovare nel proprio posto auto per disabili un’altra autovettura. E’ quello che capita sistematicamente alla presidente dell’Unione italiana per la lotta contro la distrofia muscolare della sezione di Salerno, Elvira Rizzo, che in una nota denuncia le sue disavventure quotidiane.

«Lo scorso novembre – racconta la presidente Rizzo -gli uffici comunali competenti hanno provveduto al rifacimento del manto stradale in via Salvatore Calenda, dimenticando poi di ripristinare la segnaletica stradale. A tutt’oggi sono impossibilitata a parcheggiare nell’area a me riservata, con regolare autorizzazione, in quanto disabile grave con ridotte capacità motorie».

«Per tale grave inadempienza - aggiunge Rizzo - sono costretta ogni sera al mio rientro a casa, a rincorrere gli agenti di polizia municipale o carabinieri per richiedere la rimozione delle autovetture che senza alcun diritto occupano il mio posto». La rabbia da parte del presidente della Uildm aumenta quando al danno si aggiunge la beffa: «Potrà sembrare inverosimile, ma ad oggi, nonostante innumerevoli solleciti sia verbali che scritti al settore comunale competente e sebbene lo scorso 5 gennaio mi sia recata personalmente presso gli uffici interessati per sollecitare nuovamente ai responsabili tale intervento, la situazione non è ancora cambiata». La presidente conclude con amarezza: «E’ triste dover constatare che nella bella e moderna città di Salerno non vi sia il minimo rispetto per i diritti delle fasce deboli, che probabilmente rappresentano un fantasma per le istituzioni. Sono rammaricata e al tempo stesso indignata per quanto accaduto. Come cittadina disabile e come presidente dell’Uildm di Salerno, credo che tali episodi non possano e non debbano verificarsi in una città che possa definirsi civile».

Emilio D’Arco

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