«Ridate l’identità al centro storico»

Appello di Confesercenti alla Regione: «Basta con l’apertura di friggitorie»

«Il centro storico sta perdendo la sua identità: date ai comuni la facoltà di regolamentare le aperture delle attività commerciali». È l’allarme, ma anche l’appello, lanciati dal presidente della Confesercenti, Aldo Trezza, in una lettera indirizzata al governatore Stefano Caldoro, all’assessore regionale alle Attività produttive, Fulvio Martusciello, al presidente della III Commissione regionale, il cavese Giovanni Baldi, e al sindaco Marco Galdi. Un tema, quello sollevato, particolarmente sentito e che si era tentato di affrontare al Comune già un paio di settimane fa: ma l’incontro tra i rappresentanti della Confcommercio, rappresentata da Luigi Trotta, e gli amministratori non fu dei migliori, al punto che il sindaco abbandonò il “tavolo”.

Ora, il presidente della Confesercenti cavese ha riproposto il tema della salvaguardia e della valorizzazione del commercio nei centri storici: «L’eccessivo liberismo – scrive Trezza nella lettera inviata alla Regione – sta procurando più danni che benefici al commercio. E a subire le conseguenze, particolarmente negative, sono i centri storici che, sempre di più, rischiano di perdere la propria identità, non solo in termini di offerta commerciale, ma perfino urbanistica e storico culturale. Le amministrazioni comunali – sottolinea Trezza – devono riappropriarsi della facoltà di regolamentare le aperture delle attività commerciali nei luoghi di maggior rilievo come i centri storici».

Nel mirino le aperture di troppe attività, specie nel settore alimentare e della ristorzione. «Le mode, le tendenze, e di conseguenza, le aperture selvagge dettate dal business del momento – sostiene, il presidente di Confesercenti – danneggiano gravemente, nell’immagine e nella sostanza, quelli che dovrebbero essere luoghi privilegiati delle città. Basta farsi un giro sotto i portici per rendersi conto che stanno spuntando, come funghi, friggitorie d’ogni tipo. Nulla contro queste attività e le opportunità di occupazione che pure creano – precisa –, ma non si possono trasformare centro storico e centro commerciale naturale, che vantano oltre cinquecento anni di storia, in un luogo dove l’offerta prevalente sono le patatine». (a. f.)