«Ricevo al Comune tantissima gente che cerca lavoro»

Agropoli, il primo cittadino Alfieri e i “legami” con i Marotta «Mai commesso alcun reato, ho la coscienza a posto»

AGROPOLI. «La porta del sindaco di Agropoli, come è suo dovere, è aperta a tutti e le richieste più incessanti e frequenti sono, purtroppo, proprio quelle del lavoro e della casa. Non mi sono mai turbato per l’eventuale presenza di cimici nel mio ufficio, non ho niente da temere. In cinque mesi di intercettazioni le richieste di lavoro e casa sono state centinaia, provenienti». Ribatte così il sindaco Franco Alfieri intercettato in ufficio mentre parlava con uno dei componenti del gruppo familiare Marotta.

« Si fa clamore mediatico su notizie inconsistenti dal punto di vista penale. Il tempo, e mi auguro breve, sgombrerà i dubbi anche su questi fatti – evidenzia Alfieri - se dubbi ci sono. Si usa strumentalmente e maldestramente il termine “clan” pur essendo stato escluso proprio dalla magistratura». Alfieri assicura che queste vicende giudiziarie non intaccheranno la sua attività amministrativa e politica: «Se qualcuno con questi meccanismi, pensa di scoraggiare o di impedire di svolgere il mio ruolo da sindaco, per delegittimare o adombrare sospetti sui successi amministrativi e politici, non ha compreso quanto sia forte la mia determinazione e di come il mio impegno quotidiano sia accompagnato da una assoluta serenità. Come sindaco continuerò a ricevere tutti, senza dovermi preoccupare di distinzioni anche perché il più delle volte i cittadini che conferiscono con il sindaco hanno una comune problematica, lo stato di bisogno. Per chi mi conosce e per la mia storia, ho dimostrato che il consenso è stato ricevuto facendo sempre gli interessi generali e non basandolo sulle difficoltà delle persone. Il consenso l’ho sempre considerato quale risultato del progresso e della crescita di un territorio, creando la possibilità per tanti di vivere in condizioni migliori».

Secondo gli inquirenti, a carico del sindaco Franco Alfieri non c’è, dunque, solo il mancato controllo sugli appartamenti sequestrati al sodalizio, già costatogli un avviso di conclusione indagine. Le nuove accuse sono cristallizzate in due intercettazioni ambientali che lo registrano mentre, nel suo ufficio al Comune, parla con esponenti del “clan familiare” di promesse di casa e di lavoro. L’ultima conversazione è del 31 gennaio, quando nella stanza entra Fiore Marotta (dal dicembre 2012 ai domiciliari) e chiede un contratto di lavoro per accedere alla misura alternativa dell’affidamento in prova.

Angela Sabetta

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